Effetto Michelangelo, l'arte come terapia per i danni dell'ictus

Uno studio della Fondazione Santa Lucia ha unito i capolavori alla realtà virtuale per stimolare il cervello danneggiato e potenziare la neuroriabilitazione

Affreschi, tele e sculture come terapia. Ascolta: Influenza, fare i conti con gli strascichi e come uscirne: dopo il Long Covid è Long Flu. Rimettiamo ordine (non...

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Affreschi, tele e sculture come terapia.

L’arte come cura per i pazienti con una lesione del sistema nervoso da ictus. Da Michelangelo a Botticelli fino a Picasso. Tutti i grandi sono chiamati a raccolta per stimolare un cervello danneggiato. Per intervenire, con la neuroriabilitazione, su un braccio o una gamba che non si muovono più come prima. Uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology e condotto alla Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, in collaborazione con ricercatori dei dipartimenti di Psicologia e di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza e di Unitelma Sapienza, ha unito i grandi capolavori dell’arte alla tecnologia della realtà virtuale per potenziare la strategia terapeutica.

FORMAZIONE

L’immagine più efficace, quella che più di altre ha stimolato i pazienti, è stata la Creazione di Adamo di Michelangelo nella Cappella Sistina. Una suggestione che ha permesso a molti pazienti, all’interno di un ambiente di realtà virtuale, di muovere un cursore su una tela virtuale utilizzando la mano del lato del corpo paralizzato a causa della lesione al cervello. I movimenti su tela scoprivano l’immagine di un capolavoro restituendo, al termine dell’esercizio, l’opera completa. La ricostruzione virtuale della Creazione di Adamo della Cappella Sistina del Buonarroti è stata, dunque, l’opera che ha attivato, durante la sperimentazione, la stimolazione dei neuroni specchio (una rete di neuroni che ha la proprietà di permetterci di riprodurre schemi motori, comportamentali e stati emozionali osservati in altri soggetti) in modo più significativo. Da qui la nascita della metodica “Effetto Michelangelo”. Prendendo spunto dal nome di questa scoperta, la Rete “Cultura è Salute” (culturaesalute.it), nell’ambito dell’Associazione Club Medici, in collaborazione con la ASL Roma1 ha organizzato nei giorni 19 e 20 gennaio il convegno, appunto, “Effetto Michelangelo”. Due giorni di formazione, testimonianze e attività alle Corsie Sistine, Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia a Roma. Un incontro-workshop con 110 fondazioni, associazioni, strutture sanitarie, museali e universitarie e con professionisti che da anni studiano le relazioni tra cultura, scienza e medicina, sperimentando pratiche artistiche e culturali per la salute e il benessere delle persone. «Il risultato del nostro lavoro si inserisce in un filone di studi che, a partire dalle ricerche sui neuroni specchio, hanno affrontato il tema della risposta all’arte da parte del cervello - commenta Marco Iosa del Dipartimento di Psicologia dell’Università Sapienza di Roma co-autore dello studio e ricercatore presso l’Irccs Santa Lucia che parteciperà al convegno - La nostra intenzione è stata quella di verificare se questi effetti positivi potessero essere sfruttati per incrementare il coinvolgimento del paziente nel percorso di neuroriabilitazione».

I TEST

Grazie a un caschetto e a un joystick ogni paziente è stato invitato a ricreare (l’opera è coperta da una sorta di velo che va cancellato) uno dei capolavori della storia dell’arte. La Creazione di Adamo di Michelangelo, la Nascita di Venere di Botticelli, fino ai quadri di Van Gogh, Monet e Renoir. Di fronte a questo esercizio la mente risulta più reattiva, migliorando la coordinazione motoria, la precisione, e riducendo il senso di fatica nell’esecuzione dei test. «Arte e scienza devono godere di una legittimazione reciproca, senza imporre verità assolute o rappresentazioni univoche del mondo in cui viviamo. L’Effetto Michelangelo, nato da osservazioni di carattere funzionale che hanno prodotto benefici per la riabilitazione - spiega Fabrizio Consorti Docente al Dipartimento di Scienze Chirurgiche all’università Sapienza di Roma e Presidente del Comitato Scientifico di “Cultura è Salute” - ha aperto la via di una ricerca più generale sul benessere complessivo. Nostro obiettivo è interpretare l’atto chirurgico come un dialogo col corpo del paziente, presentare a studentesse e studenti la persona umana intera, corpo, mente, spirito, storia vissuta. Ciò è possibile solo integrando scienza, storia e bellezza, mondi artificiosamente e catastroficamente separati». Sulla base di studi scientifici, durante le due giornate, verranno ricordate le diverse terapie integrative. Benessere psicofisico? Cinque minuti di poesia al giorno. Oppure mezz’ora di musica, canto o ballo (raccomandato per i disturbi dell’equilibrio). Visite a musei e siti archeologici per le patologie neurologiche degenerative, installazioni e arti visive per i pazienti in dialisi e per quelli sottoposti a trapianto. 

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Il Messaggero