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Il forte dolore al torace può far subito pensare a un infarto, invece può essere anche uno dei sintomi del reflusso. I pranzi e le cene più abbondanti, tipici delle feste, possono contribuire ad alimentare questo disturbo causato dagli acidi gastrici che risalgono verso l'esofago, organo che a differenza dello stomaco non ha quella mucosa in grado di proteggerlo e che, dunque, resta sotto attacco.
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Diverse sono le avvisaglie per chi ne soffre: un bruciore nella parte centrale del torace (solitamente dopo i pasti), una sensazione di amaro in bocca, ma anche mal di gola e tosse. A lungo andare (e se non trattato), il reflusso può causare un'infiammazione cronica, ulcere, il restringimento dell'esofago e può aumentare il rischio di tumore.
«Il reflusso gastroesofageo è legato anche a un'alimentazione ricca di carboidrati molto raffinati e al minore movimento. Inoltre, l'obesità e il sovrappeso giocano un ruolo importante, perché in queste condizioni si solleva il diaframma, il muscolo che separa il torace dall'addome: ed ecco perché a chi soffre di reflusso chiediamo la perdita di peso», spiega Antonio Benedetti, presidente della Sige, la Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva e direttore della Clinica di gastroenterologia degli Ospedali Riuniti di Ancona.
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Una dieta anti-reflusso, in questi casi, è fondamentale.
Una cura, inoltre, si può seguire anche quando si dorme. «Il reflusso nella notte tende a essere maggiore se si rimane in posizione supina. Per questo motivo bisogna dormire con la parte superiore del corpo sollevata», aggiunge lo specialista, che invita però a non trovare quelle soluzioni, fatte con i cuscini, che al mattino, una volta svegli, si fanno sentire con i dolori alla cervicale. Un trucco, precisa, può essere quello di alzare la testata del letto.
Nel caso in cui il reflusso non passi, si può puntare a cure farmacologiche con principi attivi che riducono l'acido, come i bloccanti dei recettori H2 e gli inibitori della pompa protonica. Se anche questo non funziona, si può passare al trattamento chirurgico: la fundoplicazione, con l'avvolgimento di parte dello stomaco attorno alla parte inferiore dell'esofago. «Il reflusso interessa tra il 20 e il 25% della popolazione, ma molti non hanno complicanze. La maggior parte dei pazienti risponde velocemente alla dieta e alla terapia farmacologica e non necessita di accertamenti endoscopici di altro tipo.
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Ma quando il reflusso è insistente è necessario farli dice Emanuele Bendia, direttore della divisione di Malattie dell'apparato digerente, endoscopia, malattie infiammatorie croniche intestinali degli Ospedali Riuniti di Ancona - Si inizia da una esofagogastroduodenoscopia, che serve a valutare i danni presenti e le eventuali anomalie che predispongono al reflusso, come l'ernia iatale. Nell'80% dei casi la gastroscopia non nota il reflusso, e dunque si passa alla ph-impedenziometria, con un sondino che dal naso viene posizionato nell'esofago e che ci dice se il reflusso è acido, non acido, gassoso e quanto sale».
Chi soffre di reflusso, poi, deve avere particolare cura anche dell'esercizio fisico che vuol fare: il movimento fa bene, ma tutti quegli esercizi basati sul sollevamento dei pesi possono peggiorare i sintomi. «A chi ha reflusso chiediamo di non portare pesi, come anche le banali borse della spesa un po' più pesanti, che creano una tensione dei muscoli addominali», commenta Benedetti.
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