Ospedali Gvm Care & Research:«Le patologie legate al cuore sono la prima causa di morte in Italia»

Le patologie che interessano il cuore sono la prima causa di morte in Italia con 240 mila decessi l’anno e nel 2020 il tasso di mortalità per infarto miocardico acuto...

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Le patologie che interessano il cuore sono la prima causa di morte in Italia con 240 mila decessi l’anno e nel 2020 il tasso di mortalità per infarto miocardico acuto è più che triplicato rispetto al 2019, a fronte di un calo dei ricoveri del 60% per il timore di contrarre il virus recandosi in ospedale. Lo dicono i dati della Società Italiana di Cardiologia.

«Sommando il numero di interventi di Cardiochirurgia ed Emodinamica eseguiti in un anno negli ospedali Gvm Care & Research, da Torino a Palermo, il Gruppo è tra i primi in Italia per volume di attività. - racconta il professor Giuseppe Speziale, cardiochirurgo, coordinatore delle cardiochirurgie del gruppo italiano GVM - Anche se una leggera flessione c’è stata, anche perché molti dei nostri ospedali sono diventati Covid Hospital, non abbiamo mai smesso di curare i pazienti cardiologici. Il risultato di non trascurare le patologie di interesse cardiologico è stato possibile grazie a un’organizzazione capillare e sinergica degli ospedali, che ha valorizzato tutte le risorse tecniche e soprattutto umane: team affiatati, tecnologie all’avanguardia e attenzione al benessere e al comfort del paziente. Abbiamo puntato sull’umanizzazione delle cure, che è da sempre prioritaria per noi, e sulla formazione. Le tecnologie e l’innovazione in campo cardiochirurgico hanno un ruolo importantissimo. Pazienti un tempo considerati inoperabili oggi vengono sottoposti a intervento chirurgico con buone probabilità di riuscita. Un altro aspetto fondamentale è la personalizzazione delle cure: poter disporre di una varietà di approcci terapeutici e tecnologie consente al medico di poter scegliere sempre la miglior soluzione possibile»

 

Dal 2012 al 2019, secondo l’Agenas, la mortalità media a 30 giorni dal ricovero per infarto miocardico acuto è scesa dal 9,95% al 7,9%, sono diminuiti alcuni interventi di cardiochirurgia, ma aumentate le angioplastiche. In questo senso la diagnosi precoce e i corretti stili di vita hanno fatto diminuire la mortalità per problemi cardiologici in Italia, sia nell’emergenza che nell’attività programmata. C’è ancora molto da fare, come ad esempio abbassare i tassi di tabagismo nella popolazione, ma la pandemia ha da un lato stressato la consapevolezza di prendersi cura del proprio stato di salute e mettere in atto strategie di prevenzione e protezione. Le dieci cardiochirurgie del gruppo GVM in Italia hanno eseguito 1.772 interventi di bypass aortocoronarico, il 12,49% del totale degli interventi fatti in Italia (14.185) e il 31,17% del totale di quelli in tutti gli ospedali privati accreditati.

Nella classifica degli ospedali per volumi di ricovero per questo tipo di intervento, al 7° posto a livello nazionale c’è una struttura GVM, il Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna). Il gruppo ha stressato la necessità di condividere i dati estratti dall’assistenza e dalle cartelle cliniche e nell’integrazione in organico di chirurghi giovani (45 anni circa) a cui affiancare professionisti più esperti, in un’ottica di crescita e scambio reciproci e ha investito sulla chirurgia mini invasiva, che permette un approccio soft sul malato, una sua ripresa più veloce, meno rischi di infezioni e un tasso più alto di sopravvivenza.

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Il Messaggero