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Inverno per molti è sinonimo di raffreddore. Come ogni anno, con l'avvicinarsi della stagione più fredda, in tanti si ritrovano a fronteggiare i comuni sintomi del raffreddore, come naso chiuso, febbre e mal di testa. Ma se un anno fa, nella maggior parte dei casi, per sentirsi meglio erano sufficienti i classici rimedi della nonna (o magari un'aspirina), da qualche tempo dobbiamo fare i conti con la minaccia del Covid. Il consiglio dei medici è quello di valutare bene i propri sintomi, prestando particolare attenziona alla temperatura corporea, in modo tale da non confondere un banale raffreddore con il coronavirus e allarmarsi inutilmente.
Misurare la temperatura
La prima cosa da fare è misurare la febbre: se la temperatura non supera i 37 gradi e mezzo, le probabilità di essere affetti da Covid si abbassano notevolmente. Il campanello d'allarme, dunque, scatta dai 38 gradi in poi ed è spesso abbinato a dolori muscolari e astenia, una debolezza generale molto comune nei pazienti contagiati da coronavirus. I medici, in ogni caso, tendono a chiedere ai pazienti se nei giorni precedenti si siano trovati in situazioni a rischio di contagio: assembramenti, mancato utilizzo della mascherina in locali pubblici, contatti con persone positive (o che presentano sintomi) sono tenuti in grande considerazione per la valutazione dei pazienti.
Raffreddore e mal di testa
Altro fattore da valutare è la predisposizione del paziente a essere colpito da cefalea, così come da rinite e sinusite. Il mal di testa e il raffreddore, in altre parole, se si manifestano in soggetti con temperatura corporea sotto i 38 gradi non costituiscono un grosso campanello d'allarme, secondo i medici. Decisive, in questo senso, possono essere invece l'anosmia e l'ageusia, ovvero la perdita di olfatto e gusto. Si tratta di due sintomi che possono apparire anche in maniera precoce, ovvero prima della febbre, e per i medici rappresentano un indizio di sospetta positività.
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