Covid Italia: timori per Lazio, Sicilia e Campania. Il virus corre più veloce di due mesi fa

A fine luglio i nuovi casi quotidiani di Covid-19 erano circa trecento. Oggi, da un giorno all'altro ne contiamo anche più di 1600. Allora, il governo, dopo lungo...

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A fine luglio i nuovi casi quotidiani di Covid-19 erano circa trecento. Oggi, da un giorno all'altro ne contiamo anche più di 1600. Allora, il governo, dopo lungo dibattito, decise di prorogare lo stato di emergenza fino al 15 ottobre. «Una scelta inevitabile, per certi aspetti obbligata», commentò il premier Conte. E l'Italia, così, entrò nel periodo clou dell'estate. Con sentimenti a dire il vero,contrastanti: da una parte emergeva la tranquillità del sentirsi protetti dallo stato di emergenza e dall'altro si avvertiva la preoccupazione per quello che sarebbe potuto essere (ed è stato) durante le feste e le serate in discoteca. Un allentamento generale delle norme di sicurezza, dal distanziamento alle mascherine. Il rialzo dei casi è stato immediato.



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I NUMERI
E ora, a due mesi di distanza, con numeri che hanno cominciato a salire velocemente dall'inizio di settembre ci si trova di nuovo a scegliere. Allora, sessanta giorni fa, era stato ipotizzato di concludere il periodo di allerta il 31 dicembre. Ma poi venne scartato. Le due settimane che ci dividono dal 15 ottobre dovrebbero, dunque, servire per capire se si è in grado o no di privarci di questa opportunità che permette al Paese di muoversi in modo molto agile per fronteggiare ogni tipo di situazione. E non significa necessariamente lockdown. Lo stato di emergenza, infatti, permette, in diversi settori, di agire con grande velocità: pensiamo solo all'istituzione delle zone rosse. Vuol dire, in tempi brevi, poter decidere che quell'area è a rischio istituendo divieti rigidi e controlli rafforzati.

Le aziende, pubbliche e private, inoltre possono decidere per l'adozione dello smart working senza dover obbligatoriamente rivedere accordi collettivi e individuali. Alle scuole, per esempio, è in questo modo accordata la possibilità di fare acquisti, dai banchi ai gel igienizzanti, saltando dei passaggi per l'affidamento degli appalti. Per motivi sanitari permette lo stop ai voli da e per gli Stati che vengono ritenuti a rischio e la limitazione degli ingressi da alcuni Paesi. Il 24 luglio il Comitato tecnico scientifico si riunì per dare un parere sull'ipotesi proroga e non ebbe dubbi nel decretare il sì. Esistono oggettive condizioni - si legge nei verbali resi noti pochi giorni fa - per il mantenimento delle misure contenitive e precauzionali adottate con la normativa emergenziale.

Da fine luglio, quando ci sono stati gli spostamenti per le vacanze, i casi hanno iniziato a raddoppiare con un ritmo sempre più veloce ogni quindici giorni. Mentre nelle settimane prima l'escalation, dopo marzo e aprile, aveva rallentato. Da qui, la decisione a luglio, di mantenere lo stato di emergenza che era stato deciso, per la prima volta, con una delibera del Consiglio dei ministri il 31 gennaio. Quando in Europa stava comparendo il virus nato in Cina. Oggi i numeri costringono gli ospedali a riaprire i reparti di medicina destinati solo ai pazienti colpiti dal Covid-19 e ad aumentare i posti letto nelle rianimazioni. Oggi si è ridotta la mortalità perché chi si ammala entra subito in un percorso di cure ormai collaudate ma la circolazione del virus sembra aver ripreso forza. Se fino a giugno morivano quasi 15 pazienti su cento oggi, in media, ne muoiono 12. Come riporta uno studio dell'Osservatorio nazionale sulla salute coordinato da Walter Ricciardi ordinario di Igiene alla Cattolica.


I contagi sono in forte crescita soprattutto nelle Regioni del Centro-Sud: Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna. Dal 16 giugno al 24 settembre i report mostrano un incremento di positivi che oscilla dall'90,8% del Lazio al 154% della Sardegna. Mentre le più colpite, da marzo a maggio, erano Lombardia e Piemonte. Ora con un incremento mediamente molto più limitato. Il contagio medio in Campania era di 67 casi nei primi sessanta giorni della pandemia ora è salito a 102. Nel Lazio si è passati da 101 a 110. «Questo significa - commenta Ricciardi - che la fase di oggi non sembra avere le stesse caratteristiche di quella precedente. In confronto a molti altri Paesi l'Italia si è dimostrata più efficace nella prevenzione del contagio. Ha fatto tesoro dell'esperienza vissuta nella prima fase della pandemia. Tuttavia deve mantenere alta l'attenzione e intervenire con tempestività nei territori che mostrano un rialzo dei contagi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero