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Non poteva essere diversamente: con le riaperture, il rimbalzo del numero dei casi positivi c'è stato. Ieri siamo tornati sopra quota mille (1.010 per la precisione, di cui 208 in Campania, il 30 per cento in più di una settimana fa, tasso di positività allo 0,56) ma, almeno per ora, non c'è un effetto sui ricoveri, segnale che i contagiati sono soprattutto giovani. Negli ospedali a fine giugno fa c'erano 1.840 pazienti Covid, oggi sono 1.414, anche se va detto che negli ultimi giorni c'è stato un lieve incremento degli ingressi giornalieri in terapia intensiva (ieri 8). Ieri l'Organizzazione mondiale della sanità, guardando probabilmente alle scelte del Regno Unito (32.500 casi nelle ultime 24 ore), ha avvertito: «I vaccini non bastano, non allentiamo le misure di contenimento o ci saranno gravi conseguenze».
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VALUTAZIONE
Ma tra gli esperti israeliani, dove la percentuale dei vaccinati con doppia dose è ben al di sopra del 57 per cento, il dibattito è cominciato. C'è chi spiega: visto l'alto numero di immunizzati non ha più senso soffermarsi sul dato dei casi positivi, ma dobbiamo sempre vigilare su ricoveri e malati gravi. Anche nelle Regioni, in vista dell'autunno, sta prendendo forza questa tesi che porta a dire: il sistema dei colori, dei parametri d'allarme, è stato costruito quando i vaccinati erano pochi, dobbiamo cambiarlo; le limitazioni devono scattare solo quando si prevede che vadano in sofferenza i sistemi ospedalieri.
OBIETTIVO
In realtà anche in alcune regioni del centrosinistra questo tema è monitorato e Alessio D'Amato, assessore alla Salute del Lazio, lo dice: «Io penso che quando si raggiungerà il 70 per cento dei vaccinati sarà giusto ragionare non in base al numero dei casi positivi, ma dei ricoveri. Noi raggiungeremo quel traguardo nella prima metà di agosto, ma sarà corretto intervenire sul sistema a settembre, quando tutto il Paese dovrebbe essere al 70 per cento dei vaccinati. Oggi il meccanismo dei colori valuta il numero dei casi, dei ricoveri e delle occupazioni delle terapie intensive. Quando i vaccinati saranno di più, dovremo legare maggiormente il sistema alla tenuta degli ospedali. Va pensata una diversa modalità, basata sulla gravità dei positivi. L'influenza classica, ogni anno, causa 7.000-8.000 decessi, non per questo andiamo a chiudere le regioni, a indicare i colori. Se i vaccini contro il Covid abbatteranno in modo drastico il numero dei casi gravi, i parametri andranno cambiati. Solo su una cosa io non arretrerei: l'uso della mascherina nei luoghi pubblici al chiuso, nei mezzi di trasporto pubblico, nei luoghi affollati all'aperto. La mascherina non impone chissà quale sacrificio e, allo stesso tempo, quest'anno non solo ci ha aiutato a difenderci dal contagio di Sars-CoV-2, ma ha abbattuto la diffusione dell'influenza, un risultato molto importante». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero