«La chiamiamo tempesta infiammatoria. Perché l'infiammazione scatenata dal Coronavirus, quando si abbatte sui polmoni può assomigliare davvero a una...
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LO SCENARIO DA EVITARE
«Per un medico decidere tra paziente e paziente è impensabile riprende Montalto avere i respiratori significa evitare di dover scegliere a chi offrire il massimo dell'assistenza». Il suo reparto, spiega, ha aperto il 15 marzo, per reggere l'urto della prima ondata di contagi. «Per tre settimane abbiamo lavorato in apnea, senza distinguere il giorno dalla notte. Adesso come va? Diciamo che stiamo tirando una boccata di ossigeno, ma non significa che il virus è sconfitto. Non sappiamo come questa epidemia si svilupperà».
Al Gemelli ancora ieri erano ricoverati 306 pazienti Covid, tra la sede centrale, il presidio Columbus e un albergo trasformato in reparto in tempi record. «I nostri pazienti continua Montalto - arrivano direttamente dal pronto soccorso, in genere nella fase iniziale non hanno bisogno di supporto respiratorio, può bastare l'ossigenoterapia. Ma se il quadro clinico peggiora - e a volte succede nel volgere di pochissime ore - in quel caso diventano essenziali i ventilatori della terapia intensiva». È lì che si lotta tra la vita e la morte. È lì che servono le armi giuste, per vincere la guerra al virus. L'ultimo pensiero prima di tornare ai pazienti è ai lettori del nostro giornale. «La vostra manifestazione di solidarietà è davvero tangibile, perché ci permette di comprare macchinari indispensabili. È un'iniezione di forza e di energia per andare avanti».
Il Messaggero