Coronavirus, il virologo Crisanti: «Riaprire tutta Italia? Follia, meglio scegliere tre Regioni per vedere se esplodono nuovi focolai»

Coronavirus, riaperture in Italia dal 4 maggio nella fase 2: «Una follia riaprire tutte le regioni insieme». Lo afferma il virologo Andrea Crisanti,...

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Coronavirus, riaperture in Italia dal 4 maggio nella fase 2: «Una follia riaprire tutte le regioni insieme». Lo afferma il virologo Andrea Crisanti, ordinario all'università di Padova e direttore del laboratorio di Microbiologia del Policlinico evidenziando che «l'8 marzo quando è stato deciso il lockdown avevamo registrato 1.797 contagi in più in un giorno. Ora siamo ancora sopra i 2mila nuovi casi in 24 ore. Non capisco che cosa ci sia di diverso oggi rispetto al giorno in cui abbiamo deciso di chiudere tutto».


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Il virologo padovano parla dalle pagine de Il Giornale. «Con la riapertura il rischio è elevatissimo. Gli italiani hanno fatto enormi sacrifici che al momento hanno evitato che ci fossero ancora più vittime ma se si riprende così, nel disordine quei sacrifici saranno vanificati e dovremo ricominciare da capo. Si potrebbe riaprire già domani ma in modo ragionato ovvero non tutti insieme e soprattutto non nelle regioni dove i contagi sono ancora moltissimi e la percentuale di crescita è sostenuta. Io aprirei soltanto in 2 al massimo 3 regioni con diffusione bassa del virus. Per esempio in Sardegna che è isolata poi in un'altra regione al sud sempre con un numero basso di contagiati. - continua Crisanti - Poi necessariamente in una regione del Nord per studiare che cosa succede anche nel caso di un'area ad alta industrializzazione. Io sceglierei il Veneto perché ha queste caratteristiche e qui il contenimento del virus ha funzionato meglio rispetto alla Lombardia o al Piemonte».

«Si riapra a scaglioni e per una settimana studiamo che cosa succede nelle aree prescelte. Se dovessero esplodere nuovi focolai saremmo in grado di circoscriverli concentrando lì tutta la potenza per l'identificazione, - spiega Crisanti - l'isolamento e il tracciamento dei positivi e dei loro contatti. Tutto quello che abbiamo imparato in queste settimane. E avremmo un modello per capire meglio il comportamento del virus».

 
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Il Messaggero