Sussurrare parole d'amore, anche quando la malattia ha rubato la voce. E pure mandare a quel paese qualcuno, quando ci vuole. Magari con il piglio di un divo del cinema....
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Motore dell'iniziativa l'attore e doppiatore Pino Insegno, che chiama a raccolta il mondo del doppiaggio italiano per adottare la campagna #unaparolapernemo del Centro clinico Nemo, struttura multidisciplinare ad alta specializzazione per il trattamento delle malattie neuromuscolari. Sono già migliaia le parole donate sulla scia della mobilitazione partita qualche mese fa con un appello ad aderire rivolto a tutti.
Non solo. Ogni paziente coinvolto potrà scegliere i messaggi più rappresentativi della sua personalità e dei suoi interessi: per esempio potrà far registrare i nomi dei propri cari o le affermazioni e le esclamazioni tipiche e uniche che lo contraddistinguono. Significa quindi che ogni doppiatore professionista farà una vera e propria adozione nel tempo del processo di personalizzazione della banca vocale destinata a ciascun utilizzatore. È una nuova fase della campagna, fanno sapere i promotori, che si svilupperà nei prossimi mesi. I risultati verranno presentati in occasione del Gran Premio internazionale del doppiaggio 2018, previsto a Roma per il prossimo novembre.
«La voce è parte fondamentale dell'identità di ognuno di noi e perderla compromette profondamente il benessere psicologico della persona - osserva Alberto Fontana, presidente del Centro clinico Nemo - Per questa ragione ringrazio Pino Insegno: il suo impegno e quello di tutti i doppiatori che parteciperanno al progetto è una risposta importante al messaggio che abbiamo lanciato con la campagna». «Grazie ai doppiatori -prosegue Fontana - le persone costrette dalla malattia a utilizzare un comunicatore elettronico potranno contare sulla voce di professionisti, capaci di farci emozionare tante volte da spettatori. Speriamo siano tante le persone che seguano il loro esempio, così da completare il prima possibile il vocabolario delle parole». «Ciao», «buona giornata», «speranza», «mamma» ma anche «rigore», «gol» e tante altre sono già nel database. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero