Quei medici in “guerra” che rifiutano di combattere

Quei medici in “guerra” che rifiutano di combattere
Rieccoli, sono i medici, parecchi a dire il vero, che rifiutano di vaccinare nei loro ambulatori. L’esatto contrario dei loro colleghi che resistono e rischiano in trincea,...

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Rieccoli, sono i medici, parecchi a dire il vero, che rifiutano di vaccinare nei loro ambulatori. L’esatto contrario dei loro colleghi che resistono e rischiano in trincea, nel silenzio angosciato nei reparti di terapia intensiva, eroi senza galloni. Rifiuti a mezza bocca, giustificazioni da superlavoro, critiche alla organizzazione sanitaria nella distribuzione degli antidoti. I quali, per ora, sono dati in arrivo ma se ne lamenta la mancanza. 


Nella giungla infestata di distinguo di tutti i generi prosperata intorno al Covid 19, le defezioni di gruppetti di medici delle Asl che indossano i camici dell’obiezione alla somministrazione del vaccino aggiungono un tocco di troppo, un fuori giri che suscita preoccupazione e anche stizza. Obiettori senza argomenti questi dottori prima ancora che dalle leggi e dai giuramenti sembrano tirarsi fuori da una corsa verso la salvezza dalla pandemia che deve coinvolgere tutti, con determinazione e urgenza. 


Uniche condizioni per uscirne indenni e magari anche vivi. E invece siamo al punto in cui l’assessore regionale D’Amato deve fare la voce grossa e minacciare licenziamenti o comunque sanzioni, peraltro controversi nell’attuale assenza di obblighi di legge. Quel che stupisce è la tartufesca raccolta di scuse per scansare questa che dovrebbe essere vissuta come una chiamata alle armi. Che peccato. Su tutto, però, che sia certo un fatto: trattiamo pure questi “obiettori” come meritano, ma se si tratta di vaccinare la popolazione è indispensabile che trovati i medici, resi disponibili i cittadini si reperiscano anche i vaccini. I quali ci sono ma non si trovano. Per ora.

graldi@hotmail.com

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Il Messaggero