A Roma il governo abroga l'autorizzazione maritale. Tale normativa ribadiva la condizione di inferiorità della donna rispetto all'uomo nel sistema giuridico...
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Si evince, dunque, come l'unica libertà esprimibile, da parte della donna, fosse quella di scegliere o meno di contrarre matrimonio. Tali vincoli non esistevano per le donne nubili e per le vedove ma, una volta scelto il matrimonio, la donna era evidentemente sottomessa alle scelte del marito e questo, secondo la retorica del tempo, serviva a non esporre l'unità familiare a possibili "turbazioni". Sempre a questo scopo, era parimenti stabilito che la patria potestas sui figli fosse esercitata unicamente dal padre di famiglia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero