I cittadini volenterosi e l’inefficienza del Comune

I cittadini volenterosi e l’inefficienza del Comune
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Il Regolamento in approvazione sulla manutenzione del verde contiene una idea geniale del genere “la necessità aguzza l’ingegno”: i cittadini, dotati di opportune attrezzature, addestramento adeguato e capacità tecniche accertate oltre che titolari di apposita assicurazione possono contribuire al bene pubblico scegliendosi gli alberi da mantenere in ordine. Insomma: possono potarli dai rami secchi, dalle fronde troppo pervasive, dalle pericolose radici a fior di terra. Giardinieri fai da te, per una Capitale ridotta a chiedere l’elemosina (oltre alle tasse, s’intende) ai cittadini volenterosi per arginare il collasso totale. La pioggia sradica gli alberi abbandonati all’incuria e, allagando le strade, allarga le buche; il vento di tramontana li abbatte in serie come fuscelli, e si contano le vittime e gli scampati per puro miracolo. E i topi ballano tra i rami secchi e le caditoie scassate, filmate dai turisti inorriditi che ne filmano i banchetti con gli smartphone. Il disastro infinito della scadentissima, singhiozzante raccolta dei rifiuti e i parchi abbandonati a sé stessi finiscono nelle severe doglianze, penalmente rilevanti, della Corte dei Conti che vuol vederci chiaro su un collasso amministrativo. Ecco che il Campidoglio, spera nel volontariato, ne invoca la disponibilità, spera nel soccorso urbano di cittadini con senso civico e tempo da donare. È il trionfo della supplenza che si dispiega dalla richiesta di spazzare i marciapiedi a quella di potare gli arbusti magari cacciando l’infestazione di roditori. Aspettiamo sfiduciati che osino chiederci l’impossibile: avere ancora pazienza.
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Il Messaggero