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La gigantesca macchina social di Tripadvisor assegna a Roma l'alloro più prestigioso sul fronte del buon cibo: un'esperienza, dicono i suoi utenti, giudici, testimonial, assolutamente imperdibile. Unico nell'intera esistenza il piacere di una pasta asciutta, di una coda alla vaccinara o un gelato indimenticabile nello scenario del Colosseo o di Campo de' Fiori. Seguono nell'ambita classifica, distanziatissimi, Londra, Parigi, Dubai e per finire Singapore. Grazie, bello e gratificante ma verrebbe da dire: elementare Watson, che non lo sapevi che è così?
L'ingrediente cibo, per certo, arricchisce l'offerta turistica dotandola di una speciale attrazione, inevitabile e perciò stesso soggetta al giudizio di chi la città la abita e di chi la visita. Ma non basta, siamo franchi.
È l'offerta culturale nel suo insieme, patrimonio monumentale ed artistico a parte, che è insipida, scarsa, con poche eccezioni. Un piatto forte mal servito quello descritto nell'articolo di fondo ieri sul Messaggero da Anna Coliva: una smagliante e insieme ferocemente critica analisi sulla condizione della Capitale per la quale si è trascurato di investire in centri di eccellenza. Accanto alla pagella di Tripadvisor l'analisi della storica dell'arte pone una diversa dimensione delle scelte: una politica urbanistica forte, di cui la classe dirigente non si serve né si è mai servita potrebbe rendere reversibile la situazione di degrado che attanaglia la Capitale. Ecco, tutt'intorno a un bel piatto di carbonara una città culturalmente ricca, rispettosa, amabile. A questo concorso, per ora, nessuno ci premia, purtroppo.
graldi@hotmail.com
Il Messaggero