Se l'asfalto della Capitale ricorda troppo l'Appia antica

Se l'asfalto della Capitale ricorda troppo l'Appia antica
Un uomo in bicicletta, ieri mattina in via Gioberti, zona Termini, viene prima inghiottito da una buca che è una voragine e poi catapultato sull'asfalto. Ospedale...

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Un uomo in bicicletta, ieri mattina in via Gioberti, zona Termini, viene prima inghiottito da una buca che è una voragine e poi catapultato sull'asfalto. Ospedale assicurato. Ordinaria amministrazione su tutte le strade della Capitale: lo scandalo delle buche, impone di riscrivere la velocità (a passo d'uomo) sulle vie a veloce scorrimento e smista a guardia permanente delle trappole disseminate ovunque metà della forza in campo dei vigili urbani. Dal Campidoglio arrivano ciarliere assicurazioni: calma, le gare sono pronte, riasfalteremo la città. Qualcuno azzarda: ma con quali soldi se le casse sono vuote?


Ci pensa una foto di una bicicletta divorata senza preavviso, per intanto, a ricordarci quel che si vive giorno dopo giorno: un disagio orizzontale e permanente che fa traballare pericolosamente chiunque si avventuri su queste strade. Poca differenza, ormai, tra i lastroni dell'Appia Antica di due millenni fa e l'attraversamento di piazza Venezia oggi, metafora di una condizione del degrado che piaga la Capitale, il suo decoro, la sua dimensione planetaria, ben oltre e ben al di là del minimo consentito.

Il manto stradale butterato, deturpato, fradicio, in disfacimento si configura come il reato di incuria grave e permanente. Roba da procura della Repubblica, perché ne va della incolumità stessa dei cittadini. Quando va bene saranno i cerchioni, gli ammortizzatori, le sospensioni a dover passare dalle officine per le riparazioni. Altrimenti, alla peggio, c'è sempre un Pronto Soccorso aperto per le ricuciture. Chi va per le strade della Capitale, oggi, e non da oggi, sfida la buona sorte e lancia strali irriferibili. Un posto chiamato tombino, etimologicamente parlando.

paolo@graldi.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero