Roma, villa Giulia svela i sotterranei: gallerie segrete e acquedotti

Percorribili per centinaia di metri si articolano ad una profondità di oltre otto metri sotto il piano del Ninfeo

Roma, villa Giulia svela i sotterranei: gallerie segrete e acquedotti
«Anche noi abbiamo i nostri corridoi nascosti sotto il ninfeo di Villa Giulia». Un filo di ironia, quella del direttore Valentino Nizzo, che gioca a rilanciare un...

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«Anche noi abbiamo i nostri corridoi nascosti sotto il ninfeo di Villa Giulia». Un filo di ironia, quella del direttore Valentino Nizzo, che gioca a rilanciare un confronto diretto con la recente scoperta del tunnel segreto nella piramide di Cheope a Giza che condurrebbe alla leggendaria camera funeraria. Battute a parte (senza disturbare il grande faraone della IV Dinastia) la suggestione è comunque forte al Museo Etrusco. Le sorprese stanno venendo fuori proprio dai sotterranei, un complesso di ambienti collegati e percorribili per centinaia di metri che si articola ad una profondità di oltre otto metri sotto il piano del Ninfeo. Non altro che gli ipogei segreti di Villa Giulia.

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ACQUA CHIARA
È qui che l'équipe di speleologi dell'associazione Sotterranei di Roma, su incarico del Museo Etrusco diretto da Nizzo, sta riscoprendo dopo secoli una rete complessa di cunicoli, tunnel e strutture architettoniche sotterranee, tra canali di derivazione riconducibili probabilmente al famoso Acquedotto Vergine, che hanno svelato anche la presenza di acqua chiara, insieme a condutture funzionali un tempo ai giochi d'acqua della reggia fatta erigere da papa Giulio III considerata a lungo come l'ottava meraviglia. Fervono le indagini, insomma, su un patrimonio di cavità di cui fino ad oggi si aveva solo una idea approssimativa.
«Il progetto è quello di approfondire la conoscenza del sottosuolo del comprensorio di Villa Giulia non solo per la salvaguardia di eventuali criticità e prevenire dissesti, ma anche per portare alla luce nuovi ambienti ipogei che, in prospettiva, potrebbero essere valorizzati con nuovi percorsi di visita sotterranei», spiegano dal Museo Etrusco. A coordinare i dati dell'esplorazione è Maria Elisa Amadasi che sta ultimando il suo progetto di dottorato proprio sull'Acquedotto.


TORCE E CASCHI
Torce, caschetti, stivali e tute speciali, i ricercatori sono al lavoro, sotto la supervisione di Vittoria Lecce: si calano fino a otto metri di profondità per esplorare per la prima volta un labirinto sconosciuto. «Dalle prime indagine effettuate è emersa una fitta rete di ambienti ben strutturati che sono concomitanti alla costruzione originaria della villa - racconta Amadasi - la prima ipotesi è che i cunicoli appena esplorati risalgano alla fine del Cinquecento».
Al di sotto di queste murature, però, è stato intercettato un altro livello di tunnel costruiti con copertura cosiddetta "a cappuccina" (con lastre disposte a spioventi) di epoca romana. «Siamo al cospetto di corridoi che variano in termini di grandezza e di materiali: alcuni tratti sono alti oltre due metri e mezzo, altre condotte superano appena i quaranta centimetri, con varchi difficoltosi». Lì dove non arrivano gli occhi degli speleologi, subentrano le apparecchiature tecnologiche che supportano l'esito dell'esplorazione.


LA TECNOLOGIA


Per le video-ispezioni di cunicoli stretti e lunghi, gli studiosi ricorrono a sonde, ad un robot filo-guidato, fino al drone. «Attraverso i rilievi topografici con laser scanner - raccontano - possiamo elaborare grafici e modellazione tridimensionali della rete». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero