OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il prossimo anno sarà dilagante in città e «poi ci saranno i primi danni alle colture del Lazio, a cominciare da angurie, meloni, kiwi». Raffaele Cirone, presidente della Fai, la Federazione degli apicoltori italiani, parla chiaro: la vespa orientale che sta arrivando con sempre maggiore prepotenza a Roma sta scatenando allarme negli apicoltori. E, a cascata, l’effetto sarà nel mondo agricolo. Il percorso è semplice: la vespa orientale mangia le api, che hanno il compito di impollinare, e quindi di moltiplicare le piante da frutto. Per questo, con meno api il rischio è di colture più magre.
LE CENTRALINE
La Fai, grazie anche a una collaborazione con Confagricoltura avviata da anni, ha alcuni alveari nel centro di Roma che servono sia a monitorare il livello di metalli pesanti e Pm10 in aria sia a capire quale potrebbe essere l’effetto di un altro insetto predatore nella popolazione delle api capitoline. Ebbene, c’è stata un’ecatombe. «Cinquecento vespe orientali si sono mangiate 50.000 api della nostra postazione di Palazzo della Valle, nel primo municipio.
COSA STA SUCCEDENDO
Per il biologo Francesco Petretti la crisi delle api è dovuta da tre fattori: «L’inquinamento, l’uso di insetticidi e antizanzare e solo poi per la vespa orientalis». Ma tra i quartieri romani è in atto una sorta di guerra silenziosa tra questi insetti e i più comuni calabroni. «In città la vespa crabro sta passando il testimone alla vespa orientalis perché è una specie che qui ha più chance: è un animale che ha maggiori capacità di resistenza alla presenza dell’uomo - dice - Non è ormai una specie aliena ma da alcuni decenni sta facendo un’espansione del suo areale e per questa ragione i calabroni si spostano verso la provincia. Per far sopravvivere di più le api ci vuole meno smog, meno trattamenti indiscriminati per la lotta alle zanzare e una campagna per promuovere la diffusione sui terrazzi e nei giardini di piante che danno nettare».
giampiero.valenza@ilmessaggero.it
Il Messaggero