Vespa orientalis a Roma, scatta l’allarme. Gli esperti: «Fanno strage di api, così a rischio i raccolti di frutta»

La diminuzione degli insetti sta provocando il crollo delle piante impollinate

Scatta l allarme vespe orientali, gli esperti: «Fanno strage di api, così a rischio i raccolti di frutta»
di Giampiero Valenza
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Sabato 3 Dicembre 2022, 00:37 - Ultimo aggiornamento: 01:04

Il prossimo anno sarà dilagante in città e «poi ci saranno i primi danni alle colture del Lazio, a cominciare da angurie, meloni, kiwi». Raffaele Cirone, presidente della Fai, la Federazione degli apicoltori italiani, parla chiaro: la vespa orientale che sta arrivando con sempre maggiore prepotenza a Roma sta scatenando allarme negli apicoltori. E, a cascata, l’effetto sarà nel mondo agricolo. Il percorso è semplice: la vespa orientale mangia le api, che hanno il compito di impollinare, e quindi di moltiplicare le piante da frutto. Per questo, con meno api il rischio è di colture più magre.

LE CENTRALINE

La Fai, grazie anche a una collaborazione con Confagricoltura avviata da anni, ha alcuni alveari nel centro di Roma che servono sia a monitorare il livello di metalli pesanti e Pm10 in aria sia a capire quale potrebbe essere l’effetto di un altro insetto predatore nella popolazione delle api capitoline.

Ebbene, c’è stata un’ecatombe. «Cinquecento vespe orientali si sono mangiate 50.000 api della nostra postazione di Palazzo della Valle, nel primo municipio. Altrettanto è accaduto in quella di Villa Borghese, al Bioparco, e poi a quella del quartiere Sallustiano, nella sede del comando dei carabinieri forestali. Meglio è andata alla postazione dell’Esquilino, a Villa Volkonsky, la mortalità è stata del 50% - prosegue Cirone - Queste centraline sono per noi luoghi di analisi sperimentale che ci fanno capire come andrà in futuro». In Italia sono presenti tre tipi di vespe: la crabro (in sostanza, il calabrone che da una vita popola Roma), la orientalis (alcune ricerche scientifiche la attestano già nel secondo dopoguerra principalmente nell’Italia del Centrosud e anche nel Lazio) e la velutina, nota anche come la “asiatica” (che si trova principalmente nel Nordovest, tra Piemonte e Liguria). «Le nostre postazioni servono per monitorare la vita delle api a Roma e stimiamo una riduzione della popolazione di questi importanti insetti impollinatori almeno del 15% ogni anno proprio a causa della vespa orientalis. I momenti più critici per noi sono quelli tra luglio e agosto, quando la orientalis fa man bassa nei nostri alveari. Gli effetti nella nostra agricoltura potranno essere devastanti perché senza le api non si può produrre. Il prossimo anno prevediamo una loro presenza dilagante nell’ambiente urbano e l’anno successivo i primi effetti nell’ambiente rurale». 

 

COSA STA SUCCEDENDO

Per il biologo Francesco Petretti la crisi delle api è dovuta da tre fattori: «L’inquinamento, l’uso di insetticidi e antizanzare e solo poi per la vespa orientalis». Ma tra i quartieri romani è in atto una sorta di guerra silenziosa tra questi insetti e i più comuni calabroni. «In città la vespa crabro sta passando il testimone alla vespa orientalis perché è una specie che qui ha più chance: è un animale che ha maggiori capacità di resistenza alla presenza dell’uomo - dice - Non è ormai una specie aliena ma da alcuni decenni sta facendo un’espansione del suo areale e per questa ragione i calabroni si spostano verso la provincia. Per far sopravvivere di più le api ci vuole meno smog, meno trattamenti indiscriminati per la lotta alle zanzare e una campagna per promuovere la diffusione sui terrazzi e nei giardini di piante che danno nettare». 

giampiero.valenza@ilmessaggero.it

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