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Allarme dei medici di famiglia e degli specialisti della Siset (Società italiana per lo studio dell’emostasi e trombosi) e della Sigu (Società italiana di genetica umana) per il boom di richieste di analisi «inappropriate» caldeggiate dai medici degli hub vaccinali nella Capitale. Una malpractice non solo costosa per utenti e sistema sanitario nazionale ma che rischia di scoraggiare chi si appresta finalmente a sottoporsi all’immunizzazione nonostante apprensione e timori. E che allunga i tempi delle vaccinazioni lasciando in sospeso e indifesi dal virus i pazienti. In pratica, secondo quanto denunciato dai medici di base e dagli specialisti, per scrollarsi di dosso chissà quale responsabilità o per “liquidare” velocemente dubbi o quesiti dei pazienti, dai centri vaccinali rimbalzerebbe una pioggia di richieste praticamente «inutili».
Allarme dei medici
«Siset e Sigu - spiega il dottore Pier Luigi Bartoletti, della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di famiglia - hanno esteso recentemente una nota in cui sottolineano l’inappropriatezza e l’inutilità di indagini mediche relative alla predisposizione alle trombosi rispetto ai vaccini.
«Per questo mio paziente - aggiunge Bartoletti - una trafila inutile. Senza contare che si tratta di esami e analisi non sempre disponibili nel pubblico e che non si possono fare ovunque. L’utente non solo sarà costretto a spendere soldi e a cercare un laboratorio in grado di eseguire tutti i controlli, ma ritarderà la vaccinazione, rimanendo più a lungo scoperto e vulnerabile al Covid-19».
Siset e Sigu, nella loro nota, raccomandano espressamente «di non prescrivere - si legge - la ricerca di varianti genetiche di fattore V (Leiden), fattore II, e dell’enzima metilentetraidrofolato-reduttasi come test di screening prima della vaccinazione contro il virus Sars Cov-2, indipendentemente dal vaccino e di non considerare in alcun modo la presenza di varianti in questi geni, in precedenza riscontrate, come controindicazioni alla vaccinazione o a uno specifico vaccino». La Sigu, inoltre, ribadisce di non eseguire i test MHTFR «poiché i soggetti portatori si precepiscono erroneamente ad alto rischio di eventi trombotici o affetti da una malattia genetica rara mentre la letteratura scientifica dimostra l’assenza di alcun valore predittivo di questo test, sia per la trombosi venosa sia per alre patologie vascolari».
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Il Messaggero