Manager, nobili e pastori: tutti in fila per il vaccino, come la livella di Totò

Manager, nobili e pastori: tutti in fila per il vaccino, come la livella di Totò
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«L’altro giorno qui è venuto un manager, l’amministratore delegato di una grossa società, un uomo molto elegante. Abbiamo riempito il modulo dell’anamnesi, poi l’ho mandato a farsi l’iniezione. Subito dopo di lui è entrato un pastore. Proprio un pastore vero, uno che porta le pecore al pascolo nella campagna romana». Così racconta la dottoressa Proietti, che da un mese lavora al centro vaccinale di via Archiginnasio, davanti alla Vela, e vede quotidianamente sfilare l’umanità nella sua infinita varietà. Tutti in coda, tutti anonimi, tutti uguali: la campagna di vaccinazione è democratica come la livella di Totò. Sotto a quei tendoni allestiti in quattro e quattro otto ognuno si sente parte di un’anima collettiva, un formicaio dove l’individuo conta sì, ma forse ancora di più conta il suo piccolo contributo alla comunità. Ed è un punto di osservazione privilegiato quello dei medici che ogni giorno incontrano decine e decine di persone, si informano della loro salute e un po’ - è inevitabile - anche della loro vita. «Al pastore ho chiesto di cosa viveva: mi ha detto che campa vendendo formaggi. Poi il giorno dopo è venuto un nobile con dieci cognomi. Oggi ho parlato a lungo con un signore che aveva perso la moglie da poco, ho cercato di confortarlo. Questo lavoro è un’esperienza faticosa ma stupenda, la consiglio a tutti i miei colleghi».

pietro.piovani@ilmessaggero.it
 

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