Roma Tufello, faida fra pusher. Preso Marco Canali: gambizzato, preparava la vendetta

Nella casa dello spacciatore gli agenti hanno trovato una pistola rubata e munizioni con cui farsi giustizia per l'agguato subito il 22 febbraio scorso

Roma Tufello, faida fra pusher. Preso Marco Canali: gambizzato, preparava la vendetta
Se non li avesse arrestati la polizia probabilmente gli avrebbe reso indietro il "cadeaux" lasciatogli sulle gambe la sera del 22 febbraio. Perché Marco Canali,...

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Se non li avesse arrestati la polizia probabilmente gli avrebbe reso indietro il "cadeaux" lasciatogli sulle gambe la sera del 22 febbraio. Perché Marco Canali, 47 anni, pregiudicato di lungo corso, sapeva benissimo chi lo aveva gambizzato nel suo appartamento al Tufello e probabilmente il suo disegno era quello di vendicarsi. Ma è arrivato tardi. Colto di sorpresa quattro mesi fa mentre dormiva, Canali fu colpito da due colpi alle gambe all'altezza dell'arteria femorale e per un soffio non morì. I due aggressori, Fabio Salandri e Marco Antoniucci, cugini di 46 e 37 anni, riuscirono a fuggire ma sono stati arrestati pochi giorni fa dalla polizia mentre lui, la vittima, nel frattempo si era "armato" ripetendo agli investigatori, da allora fino ad oggi, di non sapere chi fosse stato a sparargli. E invece li aveva visti bene perché i due erano entrati nell'appartamento a volto scoperto e con uno di loro proprio la vittima aveva litigato la sera prima reclamando del denaro. Ora a finire in carcere è anche Canali: durante un controllo nella sua abitazione gli agenti di polizia del distretto Fidene, che insieme alla Squadra Mobile indagano sul caso ormai da mesi, hanno rinvenuto una pistola, risultata rubata, con relativo munizionamento insieme a 5.500 euro in contanti.

 

 

L'arresto

L'uomo, che non prevedeva il controllo, alla vista degli agenti ha provato a disfarsi della pistola gettandola dal terrazzo ma a prenderla sono stati altri agenti che si trovavano nel giardino. Un regolamento di conti probabilmente per affari legati alla droga è sfumato. Sia gli aggressori che Canali avevano ognuno qualcosa da pretendere. Salandri, meglio conosciuto con il soprannome "Il ciccione" e Antonucci la sera del 22 febbraio prima di sparare urlarono a Canali «i soldi dove stanno». La vittima, da ultimo arrestata per detenzione illegale di armi, la sera precedente all'agguato aveva avuto una conversazione su Whatsapp con Antoniucci nella quale ripeteva: «Tu non fare c..... che non è aria dammi tuo cugino, mi ha rubato 500 euro l'ultima volta che mi sono allontanato da qui qualche anno fa. Lo sai come si chiamano queste cose infamità, ora mi sono rotto, l'ho fatto passare troppe volte».

 

Le verifiche

L'ipotesi degli investigatori dunque è che Canali non detenesse a caso quell'arma ma che al contrario gli sarebbe potuta servire per regolare dei conti in una narrazione dove le gambizzazioni si rincorrono da settimane in quel sottobosco di malavita che, persi "punti di riferimento" si agita come le falene d'estate di fronte a sorgenti di luce. Sullo sfondo resta la droga, i debiti per qualche partita non pagata, per l'invasione di campo in qualche zona lasciata scoperta.
Ma non finisce qui: perché in questo racconto si inserisce anche quell'insospettabile portatore di handicap che in casa, sempre al Tufello, custodiva per conto terzi armi e droga.

Si chiama Francesco Guccini, 67 anni, sulla sedie a rotelle e a retta mensile nascondeva 365 grammi di cocaina, 881 grammi di eroina, 245 grammi di hashish, 2 pistole revolver, 36 proiettili calibro 22 e ben 36 mila euro in contanti. La "santabarbara" è stata scoperta sempre dagli agenti di polizia di Fidene e l'ipotesi investigativa è che Canali contribuisse mensilmente alla retta dell'uomo per tenergli l'arma che gli agenti gli hanno trovato in casa e chissà cos'altro.
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Il Messaggero