Puntuali a timbrare il badge e altrettanto puntuali ad abbandonare il posto di lavoro magari dopo avere «marcato» la presenza di altri colleghi assenteisti. Nove...
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Avviata nel febbraio del 2015, l'indagine, denominata «Museum», è stata svolta attraverso servizi di osservazione, pedinamento e controllo, con contestuale esecuzione di video riprese e l'ausilio di videocamere poste in punti nevralgici del museo, consentendo di accertare un notevole numero di truffe perpetrate dagli impiegati indagati.
Tra i casi più palesi i Carabinieri hanno scoperto una dipendente che, in orario di lavoro in realtà si recava presso il negozio di frutta e verdura del marito. Un altro dipendente museale andava regolarmente a giocare presso un centro di scommesse sportive della zona. Per i nove indagati le accuse sono, a vario titolo, quelle di falsità materiale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato, per alcuni con l'aggravante di aver commesso il fatto per conseguire il profitto di un altro reato e con la violazione dei doveri di una pubblica funzione, false attestazioni e certificazioni. Già alla fine di febbraio 2015, a riscontro dell'ipotesi investigativa formulata, i carabinieri hanno arrestato uno degli impiegati del Museo, sorpreso in località diversa dal luogo di lavoro benché ufficialmente presente, avendo lo stesso timbrato il cartellino all'inizio del turno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero