Roma, tavolino selvaggio, Ugl polizia locale: vigili denunciati perché “colpevoli di obbedienza”

Roma, tavolino selvaggio, Ugl polizia locale: vigili denunciati perché “colpevoli di obbedienza”
Obbedire ad un ordine del proprio Comandante sembra essere diventato rischioso per i vigili della Capitale dopo il rigetto all’archiviazione disposto dal Gip titolare...

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Obbedire ad un ordine del proprio Comandante sembra essere diventato rischioso per i vigili della Capitale dopo il rigetto all’archiviazione disposto dal Gip titolare dell’inchiesta su presunti abusi perpetrati dalla squadra che operò agli ordini dell’allora vice Comandante del Corpo Di Maggio e Comandante Generale Raffaele Clemente durante le rimozioni forzate dei tavolini selvaggi di alcuni ristoratori in via di Tor Millina risalenti a tre anni fa». Così in una nota il sindacato Ugl-Pl. «Dopo quelle rimozioni, disposte a seguito di determinazioni dirigenziali per reiterate occupazioni di suolo pubblico, furono presentate denunce alla Procura della Repubblica a carico degli agenti operanti e del vice Comandante Di Maggio, oggi diventato a sua volta Comandante Generale del Corpo - spiegano dal sindacato - Il pm, dopo i dovuti accertamenti, ha proposto l’archiviazione del procedimento, invece respinta dal gip ed ora si apre la possibilità del rinvio a giudizio per i caschi bianchi». 


«In questa situazione ci troviamo con 4 colleghi a rischio di processo solamente per aver adempiuto ad un ordine che, tra l’altro, attiene un provvedimento amministrativo a cui i colleghi non potevano esimersi poiché non manifestamente criminoso, unico caso in cui il sottoposto può rifiutarsi di eseguire l’ordine - sottolinea Sergio Fabrizi, segretario provinciale della Ugl Autonomie - Non possiamo continuare a lavorare in queste condizioni, dove dobbiamo temere di essere denunciati per adempiere a disposizioni impartite da organi superiori e dover anticipare pure le spese legali per la difesa. Ma soprattutto per fare il nostro lavoro». «E’ ora che venga rivisto il patrocinio legale del Comune che interviene come rimborso delle spese sostenute e saldate al legale di fiducia ad avvenuta sentenza di assoluzione - aggiunge il sindacalista - Va, invece, invertito il principio di attribuzione delle spese. Questo principio, che dovrebbe essere valido per ogni operatore che si trovi invischiato in contenziosi legali per motivi di servizio, a maggior ragione dovrebbe esserlo laddove gli operatori del Corpo, furono impiegati su disposizioni impartite dalla stessa amministrazione di Roma Capitale e ratificate dall’avvocatura Comunale». E conclude: «Ma il malumore è ancora più vivo nella categoria perché inizia ad essere sospetto e metodico il coinvolgimento di sottoposti quando si aprono inchieste sui vertici del Corpo, spesso prive di definizioni processuali, come già visto nel recente passato, che farebbe sempre più spesso temere ai caschi bianchi, di essere considerati “colpevoli di obbedienza”». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero