ROMA - Per non rovinarle la vita con una denuncia per detenzione di stupefacenti, il sostituto commissario Massimo Selva aveva chiesto qualcosa in cambio alla ragazza, poco più...
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IL COMMISSARIATO
Sono glacialmente simili le due ordinanze di custodia cautelare che ieri hanno portato ai domiciliari tre poliziotti tutti in servizio a San Basilio. Nella prima, il gip Tiziana Coccoluto spiega come la ragazza, appena diciottenne, che un anno fa ha subito la violenza in commissariato ci ha messo un po’ prima di decidersi a raccontare la notte passata nella stanza del sostituto commissario Selva che l’avrebbe obbligata a più rapporti sessuali: «Sono certa di aver percepito che la mia disponibilità - ha detto lei a verbale - ad essere accondiscendente alle sue richieste sarebbe stata apprezzata, lo avevo già percepito nel suo continuo rassicurarmi sul fatto che lui avrebbe potuto sistemare le cose, confermo di non essere riuscita in nessun modo a reagire, tranne il fatto di cercare di allontanarmi». La ragazza avrebbe acconsentito al rapporto «in virtù della situazione di evidente compromissione», precisa il gip: «Gli ho detto che preferivo rimanere in quegli uffici e che avrei atteso le conclusioni degli accertamenti - prosegue il verbale - ero spaventata e intimorita dal suo atteggiamento ho cercato di allontanarmi da lui ma, sempre da dietro, ha iniziato a slacciarmi i pantaloncini corti». Quindi, il sostituto commissario l’avrebbe costretta a restare con lui «fino alle prime ore del mattino».
AI DOMICILIARI
Più complessa la vicenda della prostituta agli arresti domiciliari. La donna ha registrato la violenza e proprio quel nastro ha convinto i pm ad ascoltarla più volte prima di credere alla sua versione dei fatti. A convincere il gip Anna Maria Fattori che la ragazza stesse dicendo la verità le altre tracce audio trovate sul registratore. In una, di due settimane prima la violenza vera e propria, i poliziotti avrebbero fatto pesanti ironie a sfondo sessuale e, anche se il nastro si interrompe, le avrebbero abbassato i pantaloni. Poi, il 2 giugno, la visita fuori programma: «I due erano in borghese ed ho notato che erano arrivati con un’auto di colore grigio scuro. Mi hanno detto che sarebbero tornati più tardi. Io all’inizio mi sono opposta ma ho avuto timore che potessi subire da loro ritorsioni». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero