Un nome, un identikit e anche un profilo Facebook da scandagliare. La «belva» come l'ha descritta la vittima, il capobranco che l'ha sequestrata e poi...
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MINIMARKET E SFASCI
Nel mirino degli investigatori del commissariato di Tivoli e della IV Sezione della Squadra Mobile capitolina, ci sono sfasci, officine, distributori di benzina, mini-market, attività comprese nel raggio di circa dieci chilometri fra San Basilio, Tor Cervara, Salone, Case Rosse, Settecamini, ma soprattutto Setteville, Guidonia e Tivoli, zone che l'uomo al volante sembrava conoscere bene. Quei capelli folti e neri, con una specie di ciuffo sulla fronte, quegli occhi di ghiaccio, Silvia li avrebbe riconosciuti anche in un'immagine sui social («potrebbe essere lui o comunque somigliargli»), ora al vaglio della polizia. Intanto, continua l'esame delle immagini registrate dalle telecamere private disseminate lungo il tratto di Tiburtina e di via Casale Bianco percorsi dalla Panda.
TELECAMERE E CELLULARI
Fondamentali potrebbero rivelarsi quelle di un ComproOro e di una fabbrica di biscotti, vicino alla quale la Panda si sarebbe accostata per salutare delle prostitute. Altre, invece, non sono state utili perché cancellano i file dopo 24 ore. Altro tassello importante sono le celle telefoniche agganciate dai telefonini nell'area all'ora dello stupro. Alcuni hanno fatto lo stesso percorso di quello in possesso della vittima.
Intanto a Guidonia, ieri sera, nei locali dell'associazione Atlantide, si è tenuta un'assemblea aperta per organizzare una manifestazione contro la violenza sulle donne, «l'idea - hanno detto i promotori - è quella di una passeggiata in città portando delle rose in mano».
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Il Messaggero