Roma, stupro di Guidonia: sui social la caccia al volto del capobranco

Roma, stupro di Guidonia: sui social la caccia al volto del capobranco
di Elena Ceravolo e Alessia Marani
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Martedì 22 Maggio 2018, 07:31 - Ultimo aggiornamento: 11:11

Un nome, un identikit e anche un profilo Facebook da scandagliare. La «belva» come l'ha descritta la vittima, il capobranco che l'ha sequestrata e poi violentata in aperta campagna con altri tre complici a bordo di una vecchia Panda, ha le ore contate. Gli inquirenti stanno lavorando senza sosta per stringere il cerchio attorno ai quattro aguzzini, probabilmente bengalesi, che giovedì notte hanno abusato di Silvia (è un nome di fantasia), 44 anni. In due l'hanno prima prelevata alla fermata dei bus notturni di fronte al metrò Rebibbia e altrettanti hanno aspettato di passare all'azione sbucando nell'oscurità del sottopasso della bretella Fiano - San Cesareo, a Guidonia, dove l'utilitaria è andata a nascondersi. E della Panda vecchio tipo gli inquirenti stanno effettuando delle visure attraverso le banche dati Pra per risalire, intanto, ai più recenti proprietari. Gli investigatori, coordinati dal procuratore di Tivoli Francesco Menditto, stanno interrogando diverse persone in queste ore, contattando esponenti delle comunità straniere locali (anche indiane e pakistane, perché il capobranco, l'unico che parlava un italiano più fluente, potrebbe avere detto alla donna di essere bengalese per sviare dalla sua vera nazionalità), confidando che nessuno abbia intenzione di coprire mele marce, ormai braccate. Sono state fatte anche delle perquisizioni.

MINIMARKET E SFASCI
Nel mirino degli investigatori del commissariato di Tivoli e della IV Sezione della Squadra Mobile capitolina, ci sono sfasci, officine, distributori di benzina, mini-market, attività comprese nel raggio di circa dieci chilometri fra San Basilio, Tor Cervara, Salone, Case Rosse, Settecamini, ma soprattutto Setteville, Guidonia e Tivoli, zone che l'uomo al volante sembrava conoscere bene. Quei capelli folti e neri, con una specie di ciuffo sulla fronte, quegli occhi di ghiaccio, Silvia li avrebbe riconosciuti anche in un'immagine sui social («potrebbe essere lui o comunque somigliargli»), ora al vaglio della polizia. Intanto, continua l'esame delle immagini registrate dalle telecamere private disseminate lungo il tratto di Tiburtina e di via Casale Bianco percorsi dalla Panda.

TELECAMERE E CELLULARI
Fondamentali potrebbero rivelarsi quelle di un ComproOro e di una fabbrica di biscotti, vicino alla quale la Panda si sarebbe accostata per salutare delle prostitute. Altre, invece, non sono state utili perché cancellano i file dopo 24 ore. Altro tassello importante sono le celle telefoniche agganciate dai telefonini nell'area all'ora dello stupro. Alcuni hanno fatto lo stesso percorso di quello in possesso della vittima.

Intanto a Guidonia, ieri sera, nei locali dell'associazione Atlantide, si è tenuta un'assemblea aperta per organizzare una manifestazione contro la violenza sulle donne, «l'idea - hanno detto i promotori - è quella di una passeggiata in città portando delle rose in mano».

 

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