Nessun toc toc alla porta. Nemmeno la domanda: «Dormi?». All’improvviso la porta è caduta giù con una spallata. E la donna, all’interno, si...
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I SOCCORSI
Dopo la violenza Wiethsinghage è uscito, sicuro che la vittima non avrebbe fiatato. Invece la donna ha avvertito altri connazionali, ha chiesto aiuto, e a stretto giro nell’appartamento è arrivata la polizia. Proprio in quel momento Nimal ha chiamato la vittima (dopo averne recuperato il telefono tramite l’affittuario) e le ha fatto una proposta: «Ti do mille euro e quanto è successo resta tutto tra di noi». La donna, d’accordo con gli investigatori, ha fatto finta di accettare la proposta. Ma lui poi si era comunque allontanato. Così non è rimasto altro che rintracciarlo ed arrestarlo. Il cumulo di bugie raccontate subito dopo l’arresto e sotto interrogatorio a processo non è servito a sollevare la situazione di Nimal. «Lei era una prostituta - ha raccontato - Mi ha chiamato in camera sua. Abbiamo concordato una somma. Ma io quando mi sono accorto che la donna era incinta mi sono tirato indietro. Abbiamo litigato perché lei pretendeva di essere pagata lo stesso». La donna invece non era in stato di gravidanza. Il marito e i tre figli erano rientrati in Sri Lanka e lei doveva sbrigare le ultime incombenze a Roma prima di raggiungerli. E non era una prostituta, lavorava come badante. Mai schedata, e anche i vicini hanno escluso un simile sospetto.
LA FUGA
Per l’uomo nel giro di pochi giorni il gip aveva fatto scattare una misura cautelare in carcere. È stato arrestato a Bologna, dove si era allontanato, ma certo di averla fatta franca.
Il Messaggero