La procura ha chiesto il processo per il possibile responsabile della morte di Zhang Yao, la ventenne cinese uccisa da un treno a Tor Sapienza, nel dicembre 2016, dopo essere...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Il conducente del convoglio - afferma l'accusa - ripartendo dalla stazione Tor Sapienza diretto a Palmiro Togliatti pur scorgendo una persona lungo i binari ed emettendo pertanto correttamente un fischio per richiamare l'attenzione, ometteva tuttavia di comunicare col mezzo più rapido, per esempio via radio, l'anomalia rilevata all'operatore di circolazione interessato». Il fischio è la prova che il macchinista aveva scorto la ragazza e si era preoccupato. Senza, però, completare le procedure di allarme.
«Otto minuti potevano bastare per salvare nostra figlia», hanno detto i genitori di Zhang, che ieri, assistiti dall'avvocato Francesco Romanini, si sono costituiti parte civile contro il macchinista. Dopo essere stata scippata da tre bosniaci, tra cui Serif Severovic, il ventenne che cinque mesi dopo avrebbe dato fuoco a un camper uccidendo tre sorelle rom, Zhang Yao è rimasta per undici minuti in lacrime al telefono con un'amica. Undici minuti ad alto rischio, al di là dei binari. La telefonata è stata interrotta dall'urto. Le indagini così hanno escluso la responsabilità diretta dei bosniaci, condannati solo per lo scippo. Ma anche del conducente del treno che ha travolto la giovane. Sbucava da una galleria e viaggiava a 140 chilometri orari, non avrebbe fatto comunque in tempo ad arrestare la marcia. A meno che il conducente precedente non l'avesse avvisato. Zhang era arrivata a Roma per frequentare l'Accademia delle Belle Arti.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero