Non ci sta la figlia di Serafino Cordaro, il boss di Tor Bella Monaca morto ammazzato nella sanguinosa faida per il controllo della droga nel quartiere a cui era stato dedicato il...
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«Uno scambio di persona e da allora ci prendono per mafiosi, ma non è vero», rivendicava ieri mattina papà Giuseppe, ottantenne. Per lui i pesanti faldoni dell'inchiesta della Dda che spedì nel 2014 buona parte della sua famiglia dietro le sbarre è solo carta straccia. Nei cortili dell'R9 la più parte dei giovani rampolli Cordaro è nelle patrie galere. Ad avvisare nonno Giuseppe che il murales era sparito è stata una delle sorelle di Serafino: «Corro a dirgli che hanno cancellato tutto che se lo viene a sapere je prende un colpo», aveva detto la donna appena vista la passata di vernice che aveva inghiottito l'immagine del fratello. Accanto a lei la moglie del boss, «ma quale boss, è solo un morto». Come il piombo, più del piombo, a segnare il potere del clan, almeno fino alla nuova alba di ieri, c'erano anche quei disegni sui muri. «Co' tutti i problemi che c'avemo - il refrain di ieri a Tor Bella - la sindaca è venuta pe' un disegno».
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Il Messaggero