Roma, cancellati i murales dei boss. La sfida dei parenti: «Lo rifaremo»

Non ci sta la figlia di Serafino Cordaro, il boss di Tor Bella Monaca morto ammazzato nella sanguinosa faida per il controllo della droga nel quartiere a cui era stato dedicato il...

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Non ci sta la figlia di Serafino Cordaro, il boss di Tor Bella Monaca morto ammazzato nella sanguinosa faida per il controllo della droga nel quartiere a cui era stato dedicato il murales cancellato l'altra notte nel blitz del Campidoglio. Non appena all'alba è scesa nel cortile dei palazzoni popolari di viale Ferdinando Quaglia e ha guardato la parete, ormai spoglia, senza più il volto del padre e quella scritta Serafino sei il nostro angelo, ha gridato con tutta la forza in corpo verso la polizia: «Lo rifaremo». Un'altra sfida allo Stato, l'ennesima dei clan che vogliono spadroneggiare su Roma. Ed è anche per questo che i blindati ieri sono rimasti a presidiare i palazzi Ater del blocco R9 fino all'ora di pranzo per poi lasciare il posto, fino a sera inoltrata, ai vigili del Gssu, Gruppo sicurezza sociale urbana. Serafino venne freddato dietro al bancone del Bubi Bar di via degli Acquaroni nel marzo del 2013.


«Uno scambio di persona e da allora ci prendono per mafiosi, ma non è vero», rivendicava ieri mattina papà Giuseppe, ottantenne. Per lui i pesanti faldoni dell'inchiesta della Dda che spedì nel 2014 buona parte della sua famiglia dietro le sbarre è solo carta straccia. Nei cortili dell'R9 la più parte dei giovani rampolli Cordaro è nelle patrie galere. Ad avvisare nonno Giuseppe che il murales era sparito è stata una delle sorelle di Serafino: «Corro a dirgli che hanno cancellato tutto che se lo viene a sapere je prende un colpo», aveva detto la donna appena vista la passata di vernice che aveva inghiottito l'immagine del fratello. Accanto a lei la moglie del boss, «ma quale boss, è solo un morto». Come il piombo, più del piombo, a segnare il potere del clan, almeno fino alla nuova alba di ieri, c'erano anche quei disegni sui muri. «Co' tutti i problemi che c'avemo - il refrain di ieri a Tor Bella - la sindaca è venuta pe' un disegno».
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Il Messaggero