Roma, sequestro sventato, l'imprenditore: «Nessun sospetto, ma nella mia villa hanno lavorato più di cento operai»

Roma, sequestro sventato, l'imprenditore: «Nessun sospetto, ma nella mia villa hanno lavorato più di cento operai»
«Se la polizia non fosse venuta da me ieri sera (martedì scorso ndr) non avrei mai creduto a una cosa del genere». È ancora sotto choc Fabrizio (lo...

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«Se la polizia non fosse venuta da me ieri sera (martedì scorso ndr) non avrei mai creduto a una cosa del genere». È ancora sotto choc Fabrizio (lo chiameremo così dal momento che invoca la privacy per le sue due figlie piccole) l’imprenditore romano che ha rischiato di essere sequestrato nella sua abitazione da un gruppo di tre malviventi, uno dei quali appartenente alla banda di ex militari serbi “Pink Panthers”. «Non riesco a credere a questa storia – dice costernato – è tutto molto assurdo». 


Quando ha saputo quello che sarebbe potuto capitarle?
«Nel momento esatto in cui la polizia ha suonato alla mia porta informandomi di aver arrestato queste persone che avevano architettato il piano».

Qual è stata la sua prima reazione?
«Totale incredulità. Non riuscivo a comprendere».

Dalle indagini condotte dalla Squadra mobile e dai pedinamenti, questa banda organizzava il piano da giorni. Lei ha qualche sospetto?
«Guardi, sto ristrutturando da qualche mese una casa molto grande, parte della quale sarà adibita alla mia attività imprenditoriale, ad occhio direi di no. Ciononostante...»

Ciononostante?
«La ristrutturazione della villa è molto impegnativa. Per settimane avrò visto entrare e uscire cento persone. Non so se in qualche modo ci sia un collegamento».

Sta forse ipotizzando che tra i tanti operai impegnati nei lavori ci sia qualcuno legato a questa banda?
«Non so risponderle con precisione; non spetta a me farlo ma agli investigatori, le posso solo garantire che una cosa del genere non mi era mai capitata ed è accaduto proprio adesso».

Nei giorni scorsi aveva ricevuto telefonate anonime o aveva avuto l’impressione che qualcuno la controllasse magari proprio sotto casa, la sera?
«Assolutamente no, nulla di tutto questo. Nessuna telefonata sospetta, non mi sentivo pedinato o seguito. Non avevo percepito alcun segnale che potesse farmi sentire in pericolo. Sono un imprenditore ma come tanti». 

Le indagini sono ancora in corso.

«Aspetto di poter parlare con la polizia domani (oggi ndr) per capire meglio questa faccenda e anche per adottare eventuali provvedimenti. Ho due figlie piccole da tutelare».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero