Roma è improvvisamente piena di piadinerie artigiane: ma dove li tenevano tutti questi artigiani, in frigo assieme alle piadine ? ...
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@gloquenzi
Alla fine ha vinto Samuele Bersani con il suo progetto di esportare la piadina romagnola. Certo, l’avanzata delle specialità etniche, come avviene in tutte le metropoli, sta interessando anche Roma. Ma tra take away giapponesi, ristoranti mongoli, fast food messicani, chef indiani, onnipresenti cinesi, tra kebab, hummus, noodles, tomyam kung, jamon serrano, tapas e crepes, sta intrufolandosi anche un etnico italiano. Anzi romagnolo, la piadina che, un po’ a sorpresa visto che è una specialità sostanzialmente povera, da diversi anni ha percorso l’E 45 e conquistato anche la Capitale. Se su Google map cercate “piadineria”, escono al volo una ventina di risultati, se si contano anche le catene specializzate in questo tipo di alternativa al pane, si scopre che forse si vende più piadina nel I Municipio che in tutti i chioschi sparsi tra Imola e Viserba. L’altro pomeriggio all’ora di pranzo di fronte a una piadineria in un centro commerciale romano c’era una fila chilometrica all’ora di pranzo, mentre vari franchising stanno piazzando le loro bandierine anche nella periferia di Roma come in tutto il Centro Italia. Certo, il purista alza il sopracciglio, ai consumatori romani sfugge ad esempio la differenza tra piadina forlivese (alta) e riminese (bassa), ma il sogno di Samuele Bersani quanto meno su scala romana si sta realizzando. Ora, per il principio della reciprocità, si tratta solo di portare la pajata sulla riviera Adriatica. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero