Scontrino gate, Muraro: «Non farò la stessa fine di Marino: M5S mi sta difendendo»

Scontrino gate, Muraro: «Non farò la stessa fine di Marino: M5S mi sta difendendo»
ROMA «No, non farò la stessa fine: M5S mi sta difendendo». Il tempo dei forconi è finito, perfino tra i seguaci di Beppe Grillo. Le assoluzioni di...

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ROMA «No, non farò la stessa fine: M5S mi sta difendendo». Il tempo dei forconi è finito, perfino tra i seguaci di Beppe Grillo. Le assoluzioni di Ignazio Marino rimbalzano da ieri mattina nel Campidoglio grillino e in Parlamento, sponda Movimento 5 Stelle. Come un ronzio. Aprono un fronte. Ne hanno parlato Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista: l'esperienza dell'ex sindaco potrebbe essere una lezione di comportamento per la nuova inquilina del Campidoglio. Insomma, i pentastellati si interrogano sul futuro di Paola Muraro, l'assessora alla Sostenibilità ambientale della giunta Raggi indagata, ma dopo il caso Marino da un'angolatura diversa. Il caso potrebbe avere aperto una finestra sul movimento, che dal garantismo zero potrebbe passare all'opportunità politica per decidere sul destino degli indagati. Sarà un caso, ma proprio l'altro giorno un consigliere comunale 5 Stelle, fedelissimo della Raggi, ha azzardato: la Muraro resti anche se rinviata a giudizio.


Assessora Paola Muraro, si sente rafforzata dalle assoluzioni di Marino?
«Premetto: parlo solo per me, ma io non ho fatto niente».

Ma lei resiste, nonostante sia indagata.
«Certo, io resisto, ci mancherebbe altro».

Non pensa che ci siano delle analogie tra il suo caso e quello dell'ex sindaco?
«Marino non fu appoggiato dal suo partito, dal Partito democratico, noi invece continuiamo a lavorare con i consiglieri comunali di maggioranza, ma anche e soprattutto con il resto della giunta Raggi, anche oggi con i due nuovi assessori c'è stato subito un nuovo affiatamento».

Marino oggi ha detto: è stata premiata la mia fiducia nella magistratura. Varrà così anche per lei?
«Cercherò di capire, di leggere le carte, come è normale che sia».

Diciamo che c'è un'attenzione mediatica su di lei abbastanza alta, come quella che ha denunciato l'ex primo cittadino. Quasi un assedio.
«La differenza è sostanziale: io ho dalla mia parte la sindaca Virginia Raggi e il M5S, se do retta ai giornali non capisco niente. Personalmente sono a disposizione della Procura, aspetto. Siccome non ho segreti con nessuno, le cose che sappiamo, le sappiamo tutti quanti sulla mia inchiesta. Vedremo».

Può essere la pressione mediatica un motivo di dimissioni? Il Pd mollò Marino anche per questa spinta.
«La pressione mediatica è una tristezza: è un'arma che può far male».

Comprende dunque Marino? Solidarizza con lui?
«Devo dire di sì: capisco il suo sfogo, umanamente lo comprendo, non ho seguito moltissimo la sua vicenda, se non nell'ultima fase».

Che comunque vi ha spianato la strada in Campidoglio. Dovreste essere grati al Pd.
«Spianato la strada? Dai, non esageriamo. Lì non c'era la squadra intorno a Marino a differenza della Raggi, qui c'è la base che ci sorregge molto».

Il M5S forse sta imparando proprio la lezione.
«Beh, io questo non lo so. Il Movimento ha una sua linea chiara sulle vicende giudiziarie».

Stando ai vecchi dogmi lei sarebbe dovuta saltare da un bel pezzo. Forse è in atto una mutazione genetica figlia del realismo politico?

«Forse sì, sta cambiando la linea, anche se io non ho ricevuto ancora niente, nemmeno un avviso di garanzia che si sappia».
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Il Messaggero