Roma, dagli scavi in via Sannio spunta un galoppatoio: ecco la villa imperiale

Gli archeologi lo chiamano già il galoppatoio di via Sannio. Va immaginato come una scenografica pista dove godersi passeggiate a cavallo, riparate da un'elegante...

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Gli archeologi lo chiamano già il galoppatoio di via Sannio. Va immaginato come una scenografica pista dove godersi passeggiate a cavallo, riparate da un'elegante struttura porticata che si affacciava su ricchi giardini. Un gioiello architettonico che sotto l'imperatore Claudio (metà del I secolo d.C.) si estendeva per oltre sessanta metri - ma è ipotizzabile il doppio - sulle pendici del Celio, digradanti verso quello che diventerà il quartiere di San Giovanni. Il viaggio nel tempo in questo rione continua. Ancora una scoperta archeologica dai cantieri della Metro C. Siamo a via Sannio, nell'area a ridosso delle Mura Aureliane, dove è stato aperto un cantiere per realizzare un pozzo di areazione.

 

Ed è qui, ad oltre quindici metri di profondità che sta lavorando lo staff della Soprintendenza. L'annuncio dei nuovi ritrovamenti è stato dato in occasione dell'affollato incontro sul tema Novità per gli scavi della Metro C di Roma organizzato dal parco archeologico di Ostia Antica, voluto dalla direttrice Mariarosaria Barbera. «Si tratta di una bellissima struttura porticata destinata a galoppatoio, inteso come un luogo ameno dove andare a cavallo, fare attività fisica e godersi il tempo libero - spiega l'archeologa responsabile Rossella Rea - Aveva la parete di fondo completamente decorata con lastre di marmo e intonaci dipinti, mentre il pavimento non era rivestito». Prove che non lasciano dubbi all'archeologa su questa struttura larga nove metri e lunga oltre sessanta. Ma sono i muri del portico ad aver regalato la vera sorpresa: i legni. Restano le originarie tavole di legno utilizzate dagli operai romani per costruire le armature lignee che contenevano la gettata di calcestruzzo delle fondazioni. Decine di metri di assi disposti a fasce sovrapposte, orizzontali e verticali. «La quantità di tavole rinvenute è unica - dice la Rea - ci ha consentito per la prima volta di effettuare un'analisi estesa con risultati precisi sulla datazione dei legni e persino la provenienza. Il legno infatti risale al 40-50 d.C. è originario della quercia ed è stato portato a Roma dalle foreste dell'Alta Valle del Reno».



FONDALI MARINI
«La particolarità del terreno argilloso e umido dell'area interessata dal passaggio di flussi idrici sembra aver creato un ambiente simile ai fondali marini», racconta Nicoletta Saviane che ha seguito lo scavo. Ma c'è un altro elemento che attira l'attenzione degli studiosi: un perno di legno di oltre un metro infilato perpendicolarmente nel muro, ancora al suo posto dopo millenni. «Il galoppatoio faceva parte di una lussuosa villa che doveva svilupparsi a terrazzamenti, tra la sommità del Celio e il fosso dell'acqua Cabra che scorreva in basso». Per il momento non si hanno dati che ne attestino la proprietà. «Il grande portico prospettava su un giardino in cui sono state rinvenute le fosse di piantumazione - precisa la Rea - E in corrispondenza di ogni pilastro aveva piante rampicanti». Il portico dava le spalle alla collina del Laterano. Dalla parte verso il giardino aveva un lungo muro in opus reticulatum basso che fungeva da base del colonnato. Tra le curiosità, anche i resti ossei di un asinello. Soddisfatta del successo di pubblico dell'incontro, la stessa Barbera: «A dimostrazione di quanto interesse suscita il lavoro degli archeologi, in specie quando dialoga con lo sviluppo urbano».



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Il Messaggero