Un bacetto, l'ultimo. «Ciao tesoro mio, torno subito, vado dal dottore a farmi fare le ricette. Ci siamo dati un bacetto e non l'ho più visto». Gaetano...
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Lui era in sala d'attesa, all'interno il dottor Paolo Episcopo stava prescrivendo un certificato d'idoneità per il porto d'armi alla guardia giurata Fabian Manzo, 40 anni. L'uomo ha mostrato l'arma al dottore, immediatamente è partito il proiettile che ha attraversato la parete in cartongesso e centrato in pieno Randazzo. Eppure Anna è anche forte e lucida, si chiede «come si fa, sono stati due incoscienti, devono pagarla cara», si appoggia a Tonino, il fratello gemello del marito, due gocce d'acqua. «Quando lo vedo, è come vedere il mio Gaetano». Intorno a lei, una famiglia unita. C'è Rita, la figlia, che ricaccia indietro le lacrime, dice solo «papà proteggimi dal cielo» e non si dà pace.
«DEVE MARCIRE IN CARCERE»
«Non c'è perdono, non vai in uno studio medico con la pistola, deve solo marcire in carcere, niente sconti di pena, solo giustizia, non voglio sentir parlare di rito abbreviato, la morte che ha fatto papà è poco per lui. E non dategli i domiciliari che non esce vivo». In via Sacco e Vanzetti, hanno passato la notte a piangere, a chiedersi «come fanno un medico e un vigilante a usare con tanta disinvoltura una pistola». In casa ci sono ben due guardie giurate, un fratello e un nipote di Gaetano, «fuori servizio l'arma la smontano e la mettono in cassaforte». Alla segretaria dello studio ora sotto sequestro, Rita ha solo chiesto: «Papà ha sofferto? Mi ha detto di no». All'Appio Latino dove abita il dottor Paolo Episcopo, un'altra famiglia è distrutta. A parlare è Maria, 85 anni, madre del dottore: «Allucinante quanto è successo. Mio figlio sta male, tutti stiamo male, stamattina aveva i brividi, conati di vomito, ripeteva: un morto, nello studio, non ci voleva dopo 40 anni di lavoro. Appena ha sentito lo sparo è corso fuori, ha visto il corpo a terra e l'ha girato ma non c'era niente da fare. Il vigilantes che conosce da quando è nato aveva la pistola nuova, doveva fargli il permesso, certo come si fa a essere così incauti: come l'ha toccata è partito il proiettile. A Paolo non piacciono le armi, si tiene a distanza. Una disgrazia per tutti, non ci voleva proprio, è come se ti prende un fulmine, dice Paolo che c'era una persona prima per ritirare le ricette, ma è andato al bagno, così è entrata la guardia. Quando è uscito si è lamentato ma c'ero io in realtà si è salvato lui». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero