Non si sono fermati nemmeno davanti al rischio di causare incidenti mortali. In un caso hanno piazzato in mezzo all'Aurelia, in piena notte, tre blocchi di cemento, il...
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Più incidenti, più viaggi col carrattrezzi e soprattutto più automobilisti da taglieggiare addebitando fantomatici costi notturni e d'urgenza. Il metodo d'azione era ormai collaudato. I due indagati (altri complici non sono stati identificati) gettavano lungo le strade i massi e qualche volta pure sampietrini per causare incidenti e imporre agli automobilisti ormai con l'auto fuoriuso il loro carroattrezzi che spuntava sul posto pochi minuti dopo. Costo medio quattrocento euro a viaggio, fino a oltre cinquecento. Chi non voleva pagare si ritrovava con le carte di circolazione trattenute. Mentre chi sosteneva di non avere contanti veniva subito accompagnato al bancomat più vicino. Il pm Maria Bice Barborini, letti gli atti degli investigatori della Polizia Roma Capitale, ha contestato ai due indagati tredici incidenti, spesso con relativa estorsione. L'ultimo di qualche mese fa, sulla Pontina. «Ore 3,40. Rinvenuto blocchetto di travertino lungo 30 e spesso 15. Sul posto identificato Mirco M.». Gli investigatori, coordinati dal comandante Antonio Di Maggio, hanno incrociato alcune segnalazioni di automobilisti taglieggiati e i dati raccolti sui singoli sinistri per risalire ai due carrozzieri avidi e senza scrupoli.
GLI EPISODI
Nel marzo del 2017 nella trappola era caduto un impiegato dell'Eur: si è ritrovato alle tre di notte col motore dell'auto fuoriuso dopo aver travolto sulla Pontina, all'altezza di via Fermo Ognibene, una pietra di cinquanta centimetri, e pure costretto a sborsare 520 euro per riportare il veicolo a casa. Ad incastrare i due carrozzieri «la loro presenza sul posto degli incidenti, le individuazioni fotografiche e le dichiarazioni delle vittime, i tabulati telefonici» e come precisa il magistrato «anche le ricevute lasciate in alcuni episodi», proprio per fingere la regolarità del servizio. Gli investigatori, però, ritengono che gli incidenti causati dai massi gettati per strada potrebbero essere più numerosi. Alcuni automobilisti insospettiti si sono rifiutati del servizio offerto. Come Michele S. incappato lo scorso dicembre in un blocchetto di marmo di 40 centimetri e altrettanto profondo all'altezza del civico 1866 di via Tuscolana. «Subito dopo lo schianto ha spiegato il malcapitato è intervenuto un carroattrezzi pur non essendo stato chiamato. Ho dovuto discutere per venti minuti per non farmi rimuovere la macchina. Volevo attendere l'arrivo della Municipale. Volevo un verbale che attestasse che quella pietra lì non doveva stare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero