Roma, differenziata al palo: nei condomini arriva il cassonetto ecologico

Roma, differenziata al palo: nei condomini arriva il cassonetto ecologico
Fondamentalmente si tratta di piccoli impianti di condominio per ammassare la spazzatura, ma il nome scelto dalla giunta grillina ha un che di pomposo, con un'eco antica. Si...

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Fondamentalmente si tratta di piccoli impianti di condominio per ammassare la spazzatura, ma il nome scelto dalla giunta grillina ha un che di pomposo, con un'eco antica. Si chiamano domus ecologiche, la funzione come detto è molto prosaica. Servirebbero a trascinare Roma fuori dall'emergenza dell'immondizia - questo almeno si augura il Campidoglio - emergenza ciclica che richiede risposte strutturali per evitare che la città si ritrovi periodicamente alle prese col pattume tracimante dai bidoni stradali.

L'idea della giunta di Virginia Raggi, in particolare dell'assessora all'Ambiente Pinuccia Montanari - amica di Beppe Grillo, che la considera «un genio» - è quella di puntare su piccoli impianti condominiali. Centri di raccolta, rigorosamente differenziata, da allestire nei cortili dei palazzi, su richiesta ovviamente di chi ci abita. Poi ad amministrare il tutto sarebbe l'Ama. Insomma, in quello che un tempo si sarebbe chiamato peristilio, per rimanere in tema, il cortile al centro della casa degli antichi, oggi verrebbe sistemata una casupola di 6 metri per 6, alta 2 (o, in versione mini, 6 metri per 4) con i contenitori per l'immondizia, già divisi per frazioni.

GLI SCONTI
Che ci guadagnano gli inquilini? Si pagherebbe meno Tari, perché la tariffa sui rifiuti, grazie a un contatore iper-tecnologico montato tra i bidoni, calcolerebbe al sacchetto la spazzatura prodotta. Insomma, accettare la domus, al netto delle spese iniziali di costruzione che sarebbero a carico dei privati, produrrebbe già nel medio periodo un discreto risparmio, con la tariffa «puntuale». Di più: i condomìni che vengono stangati dall'Ama a colpi di multe per l'immondizia «conferita» male, sarebbero certi che a buttare i sacchi a casaccio non siano esterni al palazzo. Per entrare nella domus, difatti, è previsto un badge o una chiave elettronica, mentre le telecamere riprenderebbero ininterrottamente dentro e fuori la struttura. I cassonetti interni, invece, avrebbero i mitologici microchip per calcolare la «volumetria» di immondizia prodotta, «correlata al numero di utenze».

AL PALO
La mossa del Comune tenta di mettere il volano alla raccolta differenziata, ancora inchiodata intorno al 45 per cento, con avanzamenti minimi negli ultimi anni. Entro la fine del 2018 invece si dovrebbe arrivare a quota 55 per cento, impresa ostica, se il ritmo è questo. Nel 2017 la differenziata è arrivata al 44,5%, con un incremento di appena l'1,6% rispetto al 2016 (42,9%) e del 3% rispetto al 2015 (41,18%).

«SERVONO INFRASTRUTTURE»

Per schiacciare sull'acceleratore «è necessario ampliare le dotazioni infrastrutturali», a partire «dai centri di raccolta presenti nella città di Roma», come si legge nella determina del dipartimento Ambiente che, su input della giunta, ha appena fatto diventare operativo il progetto. Le domus, si legge ancora nel documento, sono considerate uno strumento «imprescindibile all'attivazione della misurazione dei rifiuti prodotti, funzionale al calcolo della tariffa puntuale». Come detto, «per le utenze domestiche», insomma per i palazzi privati, i mini-impianti verranno realizzati solo «su richiesta» e a spese dei condomini, mentre la gestione e la manutenzione sarà affidata all'Ama. I costi di questa seconda fase saranno coperti, annota il Comune, dalle entrate della Tari già in bilancio. Il modello domus del Campidoglio varrebbe anche per le strutture pubbliche: scuole, ospedali, uffici. In questo caso a pagarne la costruzione sarebbe il Comune in prima persona, su progetto dell'Ama, mentre l'amministrazione del municipio si occuperebbe di rilasciare i permessi.
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Il Messaggero