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Sabato, sui social e nelle chat di WhatsApp, giravano una foto e un appello drammatico: a Roma era scomparso un liceale, e prima di sparire aveva annunciato il suicidio su Instagram. Il messaggio oltretutto era accompagnato da un vero e proprio romanzo autobiografico, quasi trecento pagine scaricabili sul web. Nella premessa il ragazzo dichiarava «quando leggerete questo probabilmente io sarò già morto», poi spiegava quale fosse il suo vero proposito: «Non voglio essere morto a vuoto. Voglio che la mia storia e i miei pensieri rimangano, e perché questo accada ho bisogno di voi. Realizzate il mio sogno: fate uscire il mio libro». Il suicidio come strumento di marketing: così a 17 anni Lucio, nell’urlare la sua ribellione al mondo, si dimostrava in realtà in piena sintonia con la propria epoca. A metà giornata per fortuna Lucio è stato ritrovato, non lontano da casa, e immaginiamo che sia stato accolto in famiglia prima con un abbraccio e poi con uno scappellotto, entrambi più che meritati. Lucio ovviamente non è il suo vero nome, non volevamo in alcun modo premiare il suo espediente per guadagnarsi un po’ di pubblicità. Ci sentiamo però di dargli un consiglio: lasci perdere certe scemenze ma continui a coltivare la scrittura. Legga i libri dei grandi autori, si eserciti, scriva, scriva tanto, e magari un giorno il successo arriverà. Il successo conquistato con il lavoro, l’unico che dà soddisfazione.
pietro.piovani@ilmessaggero.it
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