Ritardi nei soccorsi e nel trasferimento da un ospedale all'altro, un'ambulanza che arriva dopo 40 minuti, poco agile nel traffico della Capitale, preferita...
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IL MALORE
Il calvario inizia alle 8 del 4 novembre, a scuola. Nel corridoio, Denisse si accascia contro un'amica e sviene. «Mi scoppia la testa», dice quando riprende conoscenza. I professori chiamano subito la madre e il 118. Il sospetto degli inquirenti è che i paramedici, per primi, abbiano sottovalutato la situazione, soprattutto per un dettaglio: a Denisse viene assegnato un codice giallo che, comunque, non è il più lieve. Al pronto soccorso del Pertini, la ragazzina viene visitata. «Hanno detto che era esaurita. Invece vomitava e aveva lo sguardo assente», racconta la madre. La tac viene disposta alle 10.31, fonti mediche sostengono che «prima di disporla su una persona in età evolutiva si valuta con attenzione». La risposta arriva alle 11.26. Da qui, secondo gli ispettori, lo stallo: la richiesta di trasferimento prima all'Umberto I e poi al Bambino Gesù, l'attesa estenuante dell'ambulanza, che arriva solo alle 12,40. Già alle 11,30 dal Pertini (dove la Neurochirurgia è stata chiusa due anni fa) avrebbero telefonato al neurochirurgo del Bambino Gesù che dà disponibilità all'accoglienza. A quel punto l'ambulanza poteva partire d'urgenza in attesa della trafila burocratica. Ma Denisse raggiunge l'ospedale in condizioni critiche, resta in coma due giorni e poi muore.
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Il Messaggero