Roma, estorsioni ai locali della movida: sgominata la gang dei poliziotti

Roma, estorsioni ai locali della movida: sgominata la gang dei poliziotti
Richieste di denaro e minacce. Con accuse che vanno dal falso al peculato, dall'induzione indebita a dare e promettere utilità fino alla truffa, Bruno Pierleoni,...

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Richieste di denaro e minacce. Con accuse che vanno dal falso al peculato, dall'induzione indebita a dare e promettere utilità fino alla truffa, Bruno Pierleoni, ispettore del commissariato Trevi, è finito ai domiciliari. Ma anche bustarelle intascate per chiudere un occhio sulle irregolarità dei locali del centro, in un clima di «omertà» serpeggiante. Informazioni riservate spifferate ai ristoratori amici, l'auto di servizio usata come taxi e per fare i traslochi. Decine di accessi abusivi al database delle forze dell'ordine, per carpire notizie di reato e dati sensibili, anche di un pubblico ministero. Un verbale d'arresto taroccato.


Con lui, agli arresti, anche Nicola Inforzato, imprenditore che, per il pm, era un suo «sodale». Nell'ordinanza, il gip Alessandro Arturi parla di «un contesto delinquenziale atto a suscitare inquietudine» per la «sistematicità di un fenomeno criminoso gravitante intorno a figure istituzionali». È stata la Squadra Mobile ad arrestare il poliziotto, coinvolto in passato in altre inchieste, ma sempre assolto. Nel fascicolo della pm Barbara Zuin, ci sono altri indagati: due agenti dello stesso commissariato, accusati di accesso al database, e Leonardo Loreti, titolare del ristorante Sloppy Sam's di Campo de' Fiori.

LA DISCOTECA
Per l'accusa, Pierleoni, «abusando dei poteri, applicando a Loreti numerose sanzioni e disponendo il sequestro della discoteca La Maison - di piazza Navona- lo induceva a consegnargli una circa 3 o 4 mila euro». Sotto indagine anche gli amici dei poliziotti che avrebbero commissionato ricerche abusive di dati.
L'inchiesta è partita dalla denuncia di alcuni ristoratori che, stanchi dei metodi di Pierleoni e della sua squadra, si sono rivolti alla Procura. Sui presunti taglieggiamenti, i pm hanno raccolto indizi sufficienti solo in un caso. Per il gip, le indagini sono state intralciate dalla «diffusa omertà dei commercianti». Per timore, ma anche per convenienza: molti gestori di locali, a detta dei denuncianti, accetterebbero di pagare tangenti per non avere problemi. Nell'ordinanza il giudice parla di «Ras locali, avvezzi ad agire in contrasto con le leggi». Gli informatori degli inquirenti sono tutti gestori di bar e ristoranti di zone centralissime: Campo Marzio, Campo de' Fiori, Piazza Navona e il Pantheon.


Agli indagati vengono contestate decine di accessi abusivi ai database delle forze dell'ordine. In un'occasione, nel novembre 2014, Pierleoni avrebbe cercato informazioni sul pm Pierluigi Cipolla. I fatti contestati vanno dal 2013 al 2016. Pierleoni e la sua squadra sono anche accusati di avere falsificato un verbale d'arresto, fingendo di avere catturato due ladri in flagranza di reato in via Crispi. A segnalare le persone sospette, era stato il proprietario di un negozio. «Li butto dentro», dice il poliziotto, intercettato. «L'unica cosa è che avremo stiracchiato un po' di più il tempo», aggiunge, consapevole di avere alterato il verbale. Per il gip, è l'ennesima dimostrazione dell'«attitudine ad agire in totale libertà dai vincoli di legge, non tanto per un anelito di giustizia, ma per legittimare una posizione di dominio» e «per incrementare l'immagine di potere dinanzi la comunità dei commercianti».
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Il Messaggero