A quasi 100 anni sotto i ferri. Per un intervento a cuore aperto, salvavita, a una valvola cardiaca. E il giorno dopo, come nulla fosse: «Dottore a me sembra di non aver...
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La signora, nata nel 1920, aveva sviluppato una grave malattia della valvola aortica (stenosi valvolare aortica serrata). «Aveva affanno, le mancava il respiro dopo sforzi minimi. Ed era motivata a risolvere il problema». Una sfida. Anche per gli specialisti. «Le soluzioni erano o l'intervento chirurgico o la tecnica percutanea TAVI, che purtroppo anche se indicata per gli anziani non era possibile dato che la valvola aortica era massimamente calcificata». L'anziana è stata assistita dall'equipe del professor Filippo Crea, ordinario di Cardiologia e direttore del Polo di scienze cardiovascolari all'interno del Percorso clinico delle valvulopatie. E il delicato intervento eseguito con una tecnica micro-invasiva che comporta un'incisione di 2 cm sul torace, usando tecnologie innovative tra cui la sala operatoria ibrida.
L'UMORISMO DELLA NONNINA
La nonnina di 97 anni non ha più fiatone e affanno, ha superato brillantemente l'intervento e dopo una settimana di degenza e un periodo di riabilitazione, è tornata a casa in salute. «Le è stata impiantata una protesi biologica che dura in media 10/15 anni. Signora, se tutto andasse bene la rioperiamo», le ha detto Massetti e lei con humor: «Valuteremo se sarò ancora in queste condizioni». «Questo approccio - ancora Massetti, che è a San Pietroburgo per esportare il modello Gemelli (gestione pazienti e diffusione delle tecnologie microinvasive) - è stato realizzato sulla paziente come un sarto confeziona un abito su misura e il limite d'età superato grazie alla grande collaborazione di tutti gli specialisti». «L'invecchiamento della popolazione italiana - commenta Antonio Rebuzzi, direttore dell'Unità intensiva cardiologica del Gemelli - richiede continue sfide».
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Il Messaggero