Roma, l'auto a Corso Francia e quel "diritto" dei romani di parcheggiare come viene

Roma, l'auto a Corso Francia e quel "diritto" dei romani di parcheggiare come viene
I romani - non tutti per carità - hanno (purtroppo) una prerogativa che li rende quasi unici nel loro genere: quella di parcheggiare così, come viene. Quasi fosse un...

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I romani - non tutti per carità - hanno (purtroppo) una prerogativa che li rende quasi unici nel loro genere: quella di parcheggiare così, come viene. Quasi fosse un “diritto” acquisito in ore passate in mezzo al traffico, un premio di consolazione per gli anni persi a cercare un posto in quartieri dove è più facile vincere al Superenalotto che trovare un parcheggio, come Prati o il centro storico. Così, un qualsiasi spazio per strada - un buchetto sul marciapiede, in doppia o tripla fila, davanti ai cassonetti, nei posti delle moto, sulle strisce pedonali - si trasforma in un posto pressoché perfetto.

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Perché a Roma il parcheggio è un punto di vista. Mica per scherzo. Quante volte avete sentito dire all’automobilista affannato appena sceso dalla macchina: «Rimango solo un minutino...», anche se poi in realtà quell’auto parcheggiata a caso è rimasta così per svariate ore. Lo dimostrano le foto, sempre più numerose, dei parcheggi “creativi” pubblicati sui social, alla faccia di regole e divieti. Come quella dell’auto piazzata sullo spartitraffico proprio in mezzo a Corso Francia (diventata virale in poche ore). E l’assurdo è che spesso l’automobilista selvaggio non accetta rimostranze. E se ne va sgommando, prendendosi anche l’ultima parola: «Tanto se chiami i vigili mica vengono». 

 

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Il Messaggero