Francesca racconta il suo tormento di madre che non vorrebbe inquinare. “Io ci ho provato con i pannolini lavabili, quelli che non si buttano nella spazzatura, ma è...
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Con una stima approssimativa, si può calcolare che ogni giorno nell'immondizia di Roma finiscano mezzo milione di pannolini, pannoloni e assorbenti femminili. Se Francesca abitasse – ad esempio – in Veneto, potrebbe pulire il suo bambino a cuor leggero, perché lì pannolini e assorbenti vengono raccolti separatamente e portati in un moderno impianto di riciclo, dove il “contributo umano” (la parte organica, insomma ci siamo capiti) viene diviso dalla plastica, dalla cellulosa, dai polimeri: tutto materiale che può essere riutilizzato. Ma Francesca abita a Roma, non in Veneto, per cui al momento l'unica cosa che può fare è lanciare i suoi pannolini sporchi nel cassonetto stracolmo dell'indifferenziato, pregando il cielo che prima o poi passi il camion dell'Ama e se li porti via.
P. S. L'insieme di pannolini assorbenti e pannoloni usati costituisce quasi il 4% dei rifiuti prodotti da una città. Se in tutta Italia venissero riciclati anziché smaltiti in inceneritori o in discarica si otterrebbe (secondo i calcoli della FaterSmart, l'azienda che ha creato la tecnologia per recuperarli) un risparmio di emissioni inquinanti pari a quelle di 100 mila automobili. Attualmente la raccolta differenziata dei pannolini esiste in 800 comuni italiani che insieme contano 12 milioni di abitanti.
pietro.piovani@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero