Persino il Campidoglio è rimasto sbalordito dai risultati. Ma i...
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I SERVIZI
Una modifica della demografia cittadina (anche per un aumento dei nati) spinge le amministrazioni pubbliche a rimodulare i loro servizi per rispondere alle esigenze mutate delle famiglie. Quei mille e trecento bimbi, se dovessero tutti essere residenti in città, da qui a qualche anno dovrebbero portare a un nuovo bisogno di asili nido e poi di scuole dell'infanzia, tanto per fare qualche esempio. «Siamo impegnati sempre di più affinché le giovani coppie con figli che vivono in maniera prevalente nelle periferie abbiano servizi e quelle attività che purtroppo non ci sono perché per 30 anni al centro delle politiche cittadine. Noi lo stiamo facendo con la giunta Gualtieri», prosegue Catarci.LE PROPOSTE
Giampiero Redaelli, presidente della Fism, la Federazione nazionale delle scuole materne, si dice pronto a parlare con il Campidoglio per affrontare il baby boom della città che, come detto, si potrebbe ripercuotere con il passare degli anni proprio sull'offerta dei servizi destinati alle famiglie. «Siamo pronti a dare il nostro apporto e ampliare il piano delle scuole», ha detto. Roma Capitale, comunque, da tempo ha avviato una politica di sviluppo dei nidi, soprattutto in periferia. Il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha permesso di stendere un programma particolarmente fitto. La quota totale dei nuovi posti del piano capitolino è di 846 su 21 strutture, di cui 275 (e cinque scuole) già disponibili quest'anno. Arriveranno entro il 2026 sedici asili nido in più che, di fatto, si aggiungono ai 401 della rete in funzione in tutto il territorio: 219 sono a gestione diretta e pubblica, 175 quelli convenzionati con il Roma Capitale, sette quelli che invece sono stati dati in appalto.LA TENDENZA
Comunque, nonostante il boom romano degno di uno studio scientifico e demografico per capirne le reali cause, che potrebbe dare spiegazioni a un mero calcolo numerico, la popolazione in Italia si riduce e invecchia sempre di più. In alcuni quartieri della Capitale, come nel Centro storico, tutto questo è reale e si scontra con la periferia in espansione. «Il crollo demografico che emerge dai dati Istat è preoccupante. Se il quadro attuale persiste non saremo in grado di far fronte ad una spesa sanitaria crescente perché la popolazione attiva continua a calare - dice Adriano Bordignon, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, parlando della situazione a livello nazionale - Ma anche la tenuta del sistema previdenziale è compromessa e i fenomeni dello spopolamento delle aree interne e rurali soprattutto del Sud sembrano compromettere il futuro di intere aree del Paese. Il dato locale su Roma, da cui emerge una crescita dei nuovi nati nel 2023 pari a circa il 6% rispetto al 2022, appare in forte controtendenza rispetto al trend nazionale ed è certamente incoraggiante. Tuttavia è fondamentale non abbassare la guardia e avviare una progettazione di lungo periodo stanziando ingenti risorse per rilanciare politiche a sostegno delle famiglie a favore della natalità».Il Messaggero