Dalle ragazze rapite a via del Corso alla donna che filma i cani: come cambiano le leggende metropolitane

Dalle ragazze rapite a via del Corso alla donna che filma i cani: come cambiano le leggende metropolitane
Un tempo era più facile riconoscere le leggende metropolitane. Erano racconti palesemente inventati, scollati dalla realtà, leggende appunto. Viene in mente la...

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Un tempo era più facile riconoscere le leggende metropolitane. Erano racconti palesemente inventati, scollati dalla realtà, leggende appunto. Viene in mente la vecchia storia che tutti ripetevano negli anni 80, e che ogni romano cinquantenne ricorderà: il negozio di via del Corso (non si è mai capito quale, ognuno riferiva una versione differente) in cui le ragazze venivano rapite mentre provavano gli abiti in camerino, e fatte sparire attraverso una botola segreta. Oggi è tutto più difficile, le leggende metropolitane - che per inciso hanno cambiato nome e ora si chiamano fake news - si nascondono, si incistano all’interno di vicende vere, partono da notizie di cronaca e ne riempiono i vuoti.

Si pensi alla storia dei ladri di cane che colpiscono in città con il furgone bianco. C’è una base di verità accertata: il fenomeno dei furti di cani è reale e in aumento, succede ovunque nel mondo e Roma non fa eccezione. L’esistenza dei rapinatori con il furgone bianco non si può dire certa, ma possibile sì: più testimoni dichiarano di averli visti e hanno sporto denuncia ai carabinieri. Ma che dire degli allarmi, irradiati attraverso i social, su una fantomatica donna, «un straniera, con la mascherina sul volto», che si avvicina al padrone, chiede nome, età e razza del cane, gli fa un video e poi trasmette le informazioni ai ladri per indirizzarli. Sarà proprio così? E sarà vero che i poveri animali rubati vengono poi usati come cani da combattimento? C’è davvero qualcuno che si azzarda a portare via un pitbull? Impossibile distinguere il grano dei fatti dall’erbaccia dell’immaginazione. Se oggi ci raccontassero che i cani rubati finiscono in una botola a via del Corso, chi si prenderebbe la responsabilità di smentirlo?

pietro.piovani@ilmessaggero.it

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Il Messaggero