I cinque buttafuori negano che sia stato un raid punitivo, parlano di una rissa finita male. Per ricostruire l'omicidio di Giuseppe Galvagno al San Salvador la procura parte...
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LUMINI E PREGHIERE
Ieri sera davanti alla discoteca di via Oceano Atlantico gli amici della vittima hanno organizzato una fiaccolata. Il super testimone, riascoltato ieri in procura, ha confermato quanto già raccontato negli uffici dei carabinieri dell'Eur prima e di via In Selci dopo: «Uno dei buttafuori si è messo addirittura i guanti di pelle prima di colpire, Fabio ha sferrato il calcio alla testa». «Giuseppe era un uomo buono - dicono l'anziana madre e la sorella Nuccia arrivate dalla Sicilia - Quest'estate ha assistito bambini con disabilità, assurdo che sia morto così, merita giustizia». Alla fiaccolata oltre a numerosi gruppi di ballo c'erano pure i volontari delle associazioni La casa di Massino e Camminando con Stefano. Galvagno era rimasto impressionato dalla storia di Stefano Onofri, un ventenne di Castel Madama ucciso e lasciato agonizzante a terra. «Come Giuseppe - dice Paola un'amica - quelle belve prima si sono scatenate e poi gli hanno voltato le spalle». A uccidere Galvagno, secondo il medico legale Giorgio Bolino, sarebbero stati almeno tre pugni violenti sferrati sulla testa seguiti dal calcio finale. Oggi dalle 10 sarà aperta la camera ardente al Gemelli, domani a Catania l'ultimo saluto all'imprenditore.
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Il Messaggero