Roma, bellissime e ladre: il clan delle "veline" rom che ruba nelle case

Roma, bellissime e ladre: il clan delle "veline" rom che ruba nelle case
Ladre nomadi belle come modelle che entrano nei portoni del Centro con grosse borse griffate, che sorridono gentili agli inquilini che incrociano nell'androne. Capelli lunghi...

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Ladre nomadi belle come modelle che entrano nei portoni del Centro con grosse borse griffate, che sorridono gentili agli inquilini che incrociano nell'androne. Capelli lunghi sulle spalle o ben raccolti sulla nuca, vestitini aderenti. Se provi a scambiarci qualche parola, ammiccano frasi in inglese, all'occorrenza tirano fuori piantine della città e si fingono turiste. Persino i poliziotti che le hanno fermate la prima volta in via Giulia, hanno tentennato - «non sembrano ladre» - ma portate al commissariato Trevi, ecco la sorpresa: Giulia ha un mandato di cattura per un anno e mezzo per furto in appartamento, nella bag nasconde pinze e un lungo cacciavite; Madonna tiene serrato in mezzo alle gambe un pezzo di plastica, quella dei contenitori dei detergenti, tagliata per funzionare come una lastra da passare tra stipite e porta a fare scattare le serrature. Nel reggiseno nasconde gioielli. Entrambe sono croate. Le vittime dei furti ricordano: «Ero appena uscita e ho incontrato delle ragazze che entravano nel palazzo, ma avevano borse e trolley, le credevo ospiti del b&b. Sono rientrata e la casa era sottosopra».

COME SCIAMI

Non provengono dai campi rom della Capitale. Non fanno parte delle baby gang di borseggiatori della metro. Hanno belle case e ville specie nella zona Est. La polizia giudiziaria indaga su di loro. Scopre che ci sono batterie di rom sinti che si muovono a sciami. Che prendono di mira di volta in volta una zona diversa: dal Centro passano ai Parioli, poi al Flaminio e al Salario. «I minori, tra gli 8 e i 16 anni, entrano in azione di giorno, gli adulti di notte», spiega un poliziotto di lungo corso. Gli agenti ricostruiscono clan e individuano le aree da cui partono per raggiungere i quartieri da aggredire: dalla borgata Finocchio, da Rocca Cencia e Lunghezza. Si rendono conto che ogni mattina le batterie escono alle 9, a piedi raggiungono le stazioni del treno oppure un cugino fa il giro in auto, carica le ragazze e le porta a destinazione. Gli agenti sequestrano una Mercedes, una Porsche, due Bmw e una Tuareg. Gli interni delle abitazioni sono da mille e una notte, i bagni hanno marmi, sanitari pitonati e cristalli. Recuperano montagne di refurtiva, qualcosa è ancora nei loro uffici. Le famiglie di sinti nel mirino, annotano gli agenti, funzionano sul modello delle ndrine calabresi. Tutte imparentate tra loro e pronte a ospitare e sostenere chi finisce nei guai. L'inchiesta che mira a smantellate l'organizzazione va avanti ma poi si ferma bruscamente col trasferimento del pm Francesco Scavo da Roma. E i furti riprendono vigore. Le auto vengono dissequestrate, la maggior parte degli indagati torna a piede libero. Qualcuno è latitante. Come T. B., classe '81, che deve scontare 11 anni. Nel suo curriculum criminale compaiono furti commessi a Trieste, Padova, Terni e Caserta. È conosciuta anche come Nikita, oppure come Jana. Con il solo nome di Silvana annovera 28 alias. Un anno fa viene fermata fuori Roma ma rilasciata, perché non è sempre facile andare ad aprire nel casellario giudiziale tutte le singole pagine relative: è un gioco di scatole cinesi in cui la malavita si muove benissimo. Forse T. B. è a Roma, ma le indagini sono ferme. I colpi no. Durante il ponte del 29 giugno viene svaligiata la casa di una signora in vacanza e riecco spuntare i cassettari: tre raid a raffica in zona piazza di Spagna. Altra conoscenza dei poliziotti che ogni giorno pattugliano in borghese fra Trevi e Campo Marzio, è M. B., del 99, riconoscibile per la folta cresta di capelli neri. La videosorveglianza dei palazzi lo ha ripreso in azione con la sorella e un'altra bella complice. Le sue impronte sono spuntate nel sopralluogo di furto a casa del console brasiliano. E per Ferragosto probabilmente nemmeno lui andrà in ferie.
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Il Messaggero