Roma, egiziano con il machete a Monteverde: è libero. Aveva distrutto 56 auto in via Colli Albani

Lunedì pomeriggio ha seminato il terrore per Monteverde brandendo un machete con la lama lunga 50 centimetri. Ha mandato in frantumi le vetrine di alcuni negozi, una cabina...

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Lunedì pomeriggio ha seminato il terrore per Monteverde brandendo un machete con la lama lunga 50 centimetri. Ha mandato in frantumi le vetrine di alcuni negozi, una cabina telefonica, danneggiato colpendola ripetutamente la statua di San Francesco nel cortile della chiesa Nostra Signora di La Salette tra il fuggi fuggi generale. Ieri mattina, M. T. 45 anni, egiziano, è stato accompagnato dai poliziotti del commissariato Monteverde in tribunale per la direttissima. E qui, il giudice, pur convalidando l’arresto, ancora una volta, la seconda in meno di due mesi, lo ha rimesso subito in libertà, ma con il divieto di dimora nella Capitale. Libero, dunque, di tornare ad agire.

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Il precedente

Eppure la stessa misura gli era stata comminata, inutilmente, a fine ottobre, quando venne sorpreso a distruggere con un tondino di ferro i finestrini di ben 56 auto parcheggiate in via dei Colli Albani. In quell’occasione, i carabinieri lo sottrassero letteralmente dal linciaggio da parte dei proprietari che lo avevano scorto dalle finestre ed erano scesi in strada con l’intenzione di farsi giustizia da sé. Violento e fuori di sé («sembrava indemoniato», hanno raccontato i testimoni), all’epoca, come lunedì, le forze dell’ordine hanno dovuto faticare non poco per placarlo prima di renderlo inoffensivo. Ieri sera, tuttavia, è stato indirizzato al centro per immigrati di Ponte Galeria. Gli agenti, infatti, dopo ulteriori verifiche proseguite per tutta la giornata di ieri, hanno chiesto e ottenuto dal prefetto la revoca della sua carta di soggiorno. Non solo. Sono state avviate le procedure per richiederne l’espulsione al Viminale. Nel pomeriggio è stato portato a fare il tampone, quindi sarà visitato dal medico che ne valuterà anche la condizione psichiatrica. M. T. pur non avendo una dimora fissa, aveva in tasca un diritto di soggiorno illimitato nel tempo. Contraddizione che ha fatto scattare gli interrogativi degli investigatori.

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Gli interrogativi

«Dove abita?», ha chiesto ieri il giudice in aula all’egiziano. «A Torpignattara», ha risposto lui indicando una via nella quale, però, i poliziotti hanno verificato non metteva più piede da anni. Lo straniero, infatti, da un accesso al sistema dell’anagrafe capitolina è risultato da tempo «irreperibile» e, dunque, senza una fissa dimora. Circostanza che stride con l’ottenimento di un permesso a rimanere nel territorio nazionale come la carta di soggiorno che dà al possessore ancora maggiori tutele. Il passato di M.T. resta un mistero. Oltre al fatto dei Colli Albani non risulta avere precedenti, ma non è detto che abbia combinato altri guai sfuggendo, però, all’arresto.

La rabbia

Di fronte agli inquirenti si è limitato a definirsi un «lavoratore autonomo» e non è escluso, appunto, che abbia un disagio mentale, da qui la perizia psichiatrica. Di certo è che uscita la notizia del nuovo raid a Monteverde, dall’altra parte della città, ai Colli Albani, ieri tutti si chiedevano come fosse possibile che era tornato in azione dopo nemmeno un paio di mesi. «Ancora lui!», il commento sui social. «Finché non ammazza qualcuno non si muoverà nessuno», ha aggiunto Luca su Facebook. «Bene, è stato arrestato... come l’altra volta? - si domanda Giorgia - Fino ad ora ha commesso reati che hanno creato problemi a molti, la prossima volta chissà magari ci scapperà il morto...». Adesso spetterà al Viminale e ai giudici (dal momento che M. T. è un cittadino straniero in attesa di processo) dare parere positivo o meno alla sua espulsione.

 

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Il Messaggero