Roma, camerieri in fuga con il Covid: in due anni 8mila in meno

Roma, camerieri in fuga con il Covid: in due anni 8mila in meno
Le riaperture post-Covid e le belle giornate di questa primavera stanno accelerando la ripresa. Almeno così a Roma sembra essere per il settore ristorazione. Nella...

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Le riaperture post-Covid e le belle giornate di questa primavera stanno accelerando la ripresa. Almeno così a Roma sembra essere per il settore ristorazione. Nella Capitale, infatti, chi ha sofferto la crisi più nera sta lavorando sodo per risanare tutte quelle ferite avute durante la pandemia e che comunque, ancora oggi, si fanno sentire con forza. Secondo le stime di Fiepet-Confesercenti, l’intero mercato romano può contare oggi su circa 90.000 addetti, che in totale arrivano a 145.000 se si considera l’intero indotto, aggiungendo quindi altre professioni come gli addetti alle consegne, i rappresentanti o quelli che si occupano della filiera dei prodotti alimentari che si sono rimessi in moto proprio grazie alla maggiore clientela che sta riempiendo anche tanti dehors del centro di Roma. Tavolini pieni che si traducono, ovviamente, in condizioni migliori per l’economia capitolina. 

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IL MOMENTO NERO

Il momento più nero del Covid, quello del lockdown duro che mise in ginocchio l’intero Paese nella primavera del 2020, portò anche a Roma alla riduzione dell’organico di bar, pizzerie, ristoranti e locali. Erano le settimane del take away, nel corso delle quali molti esercenti si sono reinventati un metodo di lavoro, puntando più sui piatti preparati a portar via. Era il periodo in cui anche nella Capitale c’è stato il boom delle consegne a domicilio e che ha aperto, di fatto, a un nuovo mercato nel settore della ristorazione. Allora in città si raggiunse quota 35.000 addetti: in pratica, meno della metà di quanti oggi si trovano tra tavoli e banconi che riempiono il Centro (meta soprattutto dei turisti a caccia di selfie e dei dipendenti delle istituzioni) e la periferia (che sono invece più gettonati dai residenti e dai lavoratori). I numeri dei posti di lavoro oggi, confermano dunque come la ripresa sia tangibile: oggi, stando a quanto sottolinea Fiepet-Confesercenti, mancano 8.000 persone per raggiungere quei livelli di personale che si avevano nel 2019, l’anno pre-pandemico. Una missione che non sembra impossibile visto il recupero di questi mesi, ma che comunque dovrà portare gli imprenditori capitolini a mettercela tutta per recuperare quel tempo speso tra chiusure e misure di contenimento. Nel solo periodo della settimana di Pasqua sono stati registrati incassi, nelle sole attività romane, di circa 22 milioni di euro, che arrivano a 27 milioni se si guarda, invece, a tutte le attività presenti nel la Regione Lazio. La festa, dunque, ha fatto bene anche all’economia. A far tirare un respiro di sollievo ai ristoratori c’è anche l’allentamento delle restrizioni causate dal Covid: dal primo maggio nessun controllo del green pass e nessuna mascherina viene imposta all’interno dei locali.

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IL FATTURATO

Nell’anno dello scoppio dell’emergenza sanitaria, il 2020, «la flessione del fatturato è stata pari al 44,9%» rispetto al 2019, «cui si aggiunge un calo degli addetti del 12,5%» nel settore dei ristoranti e degli alberghi. Questa fotografia è stata scattata, su base nazionale, dall’Osservatorio sui bilanci 2020 delle Srl del Consiglio e della Fondazione nazionali dei commercialisti. Il comparto, «il cui campione analizzato riguarda 46.333 aziende, ha registrato un decremento dei ricavi più accentuato delle Srl in generale (-8,5%)», mentre «il valore della produzione, invece, si è ridotto del 40% e il valore aggiunto del 53,6%». A livello geografico, invece, «le Srl del Centro registrano il calo maggiore (-48,7%) rispetto alle altre macroaree: in particolare, il Sud (-41,9%) e il Nord-est (-42,1%) presentano i decrementi più contenuti, mentre il Nord-ovest (-46,1%) mostra una flessione più ampia», nell’annualità della diffusione del Covid-19. Nel Lazio il decremento del fatturato registrato dai commercialisti è stato nel 2020 pari al 51,9%. 

 

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Il Messaggero