Costretta a pregare tutto il giorno in casa con le tapparelle chiuse. Ad assistere alla Santa Cena domenicale e a non perdere sin da bambina lezioni di indottrinamento. Nei guai...
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Aveva sedici anni la ragazza quando si è ritrovata sfigurata. Allora ha fatto i bagagli ed andata via da casa, a Fidene. «Vi chiedo aiuto - si è sfogata in una caserma dei carabinieri - Mio padre mi riempie di botte. E mia madre, impaurita, non fa nulla per difendermi. Sono anni che vivo così. Vuole costringermi a vivere rigidamente secondo i canoni cristiano evangelici». Ora l'uomo rischia di finire a processo. Il pm Silvia Santucci e il procuratore aggiunto Maria Monteleone hanno chiuso le indagini. La giovane, invece, è stata affidata a una casa famiglia. Un'indagine in salita. In un primo momento, infatti, il pm in assenza di certificati medici, aveva chiesto l'archiviazione del procedimento, ma il gip Paola Di Nicola ha disposto un approfondimento delle indagini. Il padre rischia di dover rispondere di tre imputazioni gravi: le vessazioni di natura psicologica e fisica, le minacce e le percosse. L'uomo è accusato anche dei reati di lesioni e percosse. Il caso del pugno ai denti non sarebbe stato occasionale. In un'altra occasione l'avrebbe presa a cinghiate alle gambe, in altre schiaffeggiata. Il padre ha sempre respinto le accuse. «Nessun obbligo religioso, ma di educazione ha spiegato ai magistrati Sono stato rigido, ma non violento». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero