Roma, manomette la banca dati del Catasto: condannato dalla Corte dei conti

Roma, manomette la banca dati del Catasto: condannato dalla Corte dei conti
Per coprire una serie di abusi edilizi, ha manomesso le planimetrie dell'ufficio Visure catastali della Provincia, all'interno dell'ex Agenzia del Territorio. Per...

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Per coprire una serie di abusi edilizi, ha manomesso le planimetrie dell'ufficio Visure catastali della Provincia, all'interno dell'ex Agenzia del Territorio. Per questo motivo, l'allora responsabile del servizio è stato condannato dalla Corte dei conti del Lazio: dovrà restituire 3.918 euro. Il danno erariale è stato calcolato dai magistrati contabili «sulla base delle ore di lavoro che sono state necessarie per il ripristino della banca dati planimetrica», si legge nella sentenza.


La procura contesta all'ex dipendente un «danno da disservizio», per aver alterato l'archivio informatico dell'ufficio. Tra il 2007 e il 2010, il funzionario «avrebbe proceduto a diverse e indebite operazioni di cancellazione di immagini planimetriche, successivamente riacquisite previa manomissione della rappresentazione grafica e conseguente alterazione della configurazione originaria, anche per sanare abusi edilizi effettuati successivamente alla costruzione di un immobile», scrivono i giudici.

Questa vicenda è già costata all'imputato il licenziamento e una condanna penale - con patteggiamento - a due anni di reclusione, pena sospesa. Per i giudici contabili, il disservizio consiste nel fatto che l’Amministrazione «ha dovuto impiegare altro personale per almeno 300 ore per arrivare al completo ripristino della banca dati manomessa». Per individuare le mappe “taroccate” e correggere gli errori, infatti, sono stati alcuni dipendenti sono stati distolti dai normali compiti d’istituto. Per quantificare il danno, la procura ha tenuto conto del costo del personale impiegato nell'operazione di ripristino del sistema informatico e ha ricavato il prezzo pagato dall'Amministrazione per le ore extra lavorate. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero