Appalti pilotati nelle camere mortuarie di alcuni ospedali romani in cambio di bustarelle e la promessa di voti. La Procura ha acceso un faro sul business milionario del caro...
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LA DENUNCIA
Nella denuncia si legge anche che i parenti dei defunti, se si rivolgevano ad un'agenzia funebre che non aveva avuto l'appalto, non potevano neanche entrare nella sala mortuaria. Le agenzie che prendevano l'appalto provvedevano anche alla sterilizzazione delle sale. Ieri gli uomini della squadra mobile hanno perquisito documenti e file degli indagati, anche nelle sedi delle agenzie di Macerata e L'Aquila. Tra le persone iscritte nel registro degli indagati, oltre a sei componenti della famiglia Taffo, ci sono anche Luigi Macchitella, ex direttore generale del San Camillo-Forlanini; Vittorio Bonavita, direttore generale della Asl Roma B; e Adalberto Bellomo, ex consigliere di amministrazione del Cotral. Per Egisto Bianconi, direttore generale del Sant'Andrea e il dirigente Filippo Zanutti rispondono solo di turbata libertà degli incanti. Il risultato: il business del caro estinto era unito da un unico cartello per lo più riconducibile alla famiglia Taffo.
LE REAZIONI
«Si tratta di agenzie che sono praticamente di casa nell'obitorio - si sfoga il proprietario di un'agenzia - senza alcun rispetto per nessuno. Capaci solo di pressare famiglie distrutte dal dolore, proporre prezzi stracciati che una volta su due si rivelano approssimati per difetto. Mentre altri aspettano correttamente in agenzia una telefonata che non arriverà mai. Perché, come accade anche negli altri Paesi, il rispetto viene prima di tutto, ci vuole gente qualificata che dovrebbe essere iscritta all'albo, non improvvisati» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero